«La fede deve intervenire nelle discussioni della filosofia, interloquendo con essa a partire del problema di Dio. Quando essa rinuncia alla pretesa della razionalità delle sue affermazioni fondamentali, non si ritira in una più pura fede fiduciale, ma tradisce un tratto essenziale della sua propria fisionomia. Sull'altro versante, se la filosofia vuole restare fedele al proprio oggetto, non può non esporsi alla pretesa che la fede avanza di fronte alla ragione.»
Joseph Ratzinger,
Natura e compito della teologia,
Milano 1993,
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Verità del Cristianesimo
è il titolo di una relazione svolta dal Card. Joseph Ratzinger al Convegno tenuto alla Sorbona, Parigi, il cui tema era “2000 anni dopo cosa?”.
Ne pubblicheremo il testo in più riprese, affiancandolo da riflessioni e apporti vari.
Un interrogativo
La Verità sull'uomo è una o è il
prodotto delle culture che si susseguno ?
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Al termine del secondo millennio, il cristianesimo si trova, proprio nell'arca della sua estensione originaria, l'Europa, in una crisi profonda, che ha la sua ragion d'essere nella crisi della sua pretesa di verità. Questa crisi ha una duplice dimensione. Innanzitutto, si pone sempre più il problema se sia giusto, in fondo, applicare la nozione di verità alla religione: in altri termini, se all'uomo sia dato conoscere la verità propriamente detta su Dio e sulle cose divine. L'uomo contemporaneo può riconoscersi molto bene nella parabola buddhista dell'elefante e dei ciechi.
Un giorno, un re nel nord dell'India riunì tutti i ciechi della città. Poi fece passare davanti a essi
un elefante. Lasciò che alcuni ne toccassero la testa, dicendo loro che si trattava di un elefante. Altri riuscirono a toccarne l'orecchio o la zanna, la proboscide, la zampa, il sedere, i peli della coda. Dopodiché il re chiese a ciascuno come fosse un elefante. E, a seconda della parte che essi avevano toccato, risposero: come una cesta intrecciala... come un vaso... come un vomere... come un deposito... come un pilastro... come un mortaio... come una scopa.
27 GENNAIO, GIORNO DELLA MEMORIACAPIRE COSA SONO STATI LA SHOAH E L'OLOCAUSTO
(dal libro di P. PIETRO GULLO: Ho trovato una parola)
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Poi – continua la parabola – si misero a discutere gridando: «L'elefante è così, no è così», si gettarono l'uno sull'altro e fecero a pugni, mentre il re si divertiva. Per gli uomini di oggi, la disputa sulle religioni è analoga a quella dei ciechi dalla nascita. Davanti ai segreti del divino noi saremmo come nati ciechi. Per il pensiero contemporaneo, il cristianesimo non offre affatto maggiori certezze rispetto alle altre: al contrario, con la sua pretesa di verità, sembra ostinarsi nel non vedere il limite che segna ogni nostra conoscenza del divino, caratterizzata da un fanatismo decisamente privo di senso, incorreggibile nel confondere la parte di cui si è avuta esperienza personale con il tutto.
Questo scetticismo generalizzato sulla pretesa di verità in materia di religione e sostenuto anche
dai problemi sollevati dalla scienza moderna in relazione alle origini e ai contenuti propri del cristianesimo.
La teoria dell'Evoluzione sembra aver surclassato la dottrina della creazione, e le conoscenze acquisite sull'origine dell'uomo quella del peccato originale; l'esegesi critica relativizza la figura di Gesù e pone degli interrogativi sulla sua consapevolezza di Figlio; l'origine della Chiesa in Gesú appare incerta, e così via.
La «fine della metafisica» ha reso problematico il fondamento filosofico del cristianesimo, i moderni metodi storici hanno gettato sulle sue basi storiche una luce ambigua. Diviene facile, pertanto, ridurre i contenuti cristiani a un discorso simbolico, attribuire a essi una verità non superiore a quella del mito nella storia delle religioni, considerarli un tipo di esperienza religiosa che dovrebbe porsi umilmente a fianco delle altre.
In questo senso, sembra che si possa ancora restare cristiani: ci si continua a servire delle espressioni del cristianesimo pur trasformandone la pretesa da cima a fondo, la verità, che era stata per l'uomo una forza obbligante e una promessa affidabile diviene, oramai, un' espressione culturale della sensibilità religiosa generale, espressione che sarebbe, ci viene fatto capire, il prodotto delle alee della nostra origine europea.
(segue)
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