Salvatore e Maria hanno saputo osare.
Nel mondo avvengono grandiosi cambiamenti che incidono ovviamente nella vita e nei rapporti fra le persone.
Macchine, tecnologia, urbanistica e opere dell'uomo sul territorio ridefiniscono -senza che noi ci accorgiamo- la società nel suo modo di essere e di divenire.
Le stesse identità dei popoli e delle comunità vengono alterate con l'incalzare delle innovazioni, con l'avanzare dei cambiamenti.
Le innovazioni mirano, nelle intenzioni, anzitutto a edificare un mondo meno doloroso e pure meno squilibrato fra un area del pianeta ed un'altra. I suoi percorsi generalmente hanno due volti, quello tecnico e quello umano.
Chi oggi è più o meno settantenne ha chiaro in mente quale fosse il modo di vivere a Contessa negli anni cinquanta del '900. Era quello un mondo statico con una tecnologia agricola che di poco o in nulla si differenziava da quella in uso presso i romani all'alba del dominio imperiale di Augusto.
Era un mondo misero, ingiusto e squilibrato sia sul piano tecnico che umano.
Non è che oggi trionfi il benessere e/o la giustizia. Basta pensare che il fenomeno dell'emigrazione, che impoverisce il territorio e la comunità, è identico, ma più avvertito nella sua gravità sociale rispetto ad allora.
Oggi assistiamo a scatti in avanti continui, senza soste e pure sorprendenti sia della scienza che della tecnologia; scatti che creano attorno a noi più luce, più sapere, più benessere.
Eppure il futuro in quest'angolo di Sicilia è ancora tutto da immaginare, tutto da costruire.
Chi dovrà costruirlo ?
Oggi sappiamo che quella non è una risposta corretta, non è più completamente spendibile.
Compete a noi cittadini fare qualcosa per la nostra terra. Dobbiamo sbracciarci, dobbiamo conoscere e dobbiamo approfittare di tutte le opportunità del sapere e della scienza; solamente così apriremo varchi sempre più in avanti.
Gli altri, compreso lo "Stato", ci aiuteranno se noi sapremo aiutarci e sapremo assumerci i rischi, compresi quelli di poter sbagliare.
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