L'assoluto silenzio per le strade di un paese dell'interno della Sicilia |
Da qualche tempo, da quanto ho conseguito lo stato di pensionamento vivo gran parte del tempo nel mio paese di origine.
Qui sto provando a leggere, rileggere, i tanti libri acquistati nel tempo -da studente e poi da lavoratore- e che mai ero riuscito a gustare fino all'ultima pagina.
Mi sta capitando di leggere adesso testi su tematiche socio-economiche pubblicati negli anni '70 e '80, decenni che oggi sono certamente differenti dai nostri giorni e verosimilmente più poveri se si piglia come misuratore del benessere comunitario l'attuale misuratore, il PIL (Prodotto Interno Lordo).
Leggendo e tornando ad inquadrare quegli anni, comunque caratterizzati dai flussi migratori verso il Nord Europa soprattutto di manodopera scarsamente qualificata, tuttavia si ottiene la visione di un mondo nel nostro Meridione più vivace e stimolante, di gran lunga più ricco rispetto all'attuale stagnazione economica nei nostri territori (quelli interni all'isola) e rispetto all'attuale paurosa "ignoranza" umana e culturale delle classi dirigenti.
Non è che allora mancassero -intendo rimarcarlo- le tensioni e i buchi neri nello scenario pubblico (dal caso Moro in ambito nazionale alla Mafia in ambito regionale e pure sovra/regionale che contaminava e condizionava il mondo politico) tuttavia esisteva certamente l'attenzione pubblica verso la periferia ed i famosi miliardi di stanziamenti (allora in lire ed oggi in euro) che i Padovan di turno ci "narravano e continuano a narrarci ancora oggi" arrivavano a vitalizzare il tessuto sociale del Paese pure qui, nelle aree situate agli estremi margini. Il Belice, oggi disabitato in ogni dove tranne nei centri più grossi, lo testimonia, anche se la ricostruzione si fermò all'edilizia.
Allora i politici conoscevano quasi singolarmente i loro elettori e se mostravano disinteresse verso la rete stradale "a colabrodo" del corleonese non avrebbero raccolto consensi elettorali.
Allora all'interno dei Partiti esisteva la selezione della classe politica nel senso che bisognava avere capacità di confronto e dialogo con la gente per essere eletti. Oggi dal partito di Grillo a quello di Renzi esistono dei "nominati". Renzi ha stabilito che la prossima legge elettorale avrà più di un centinaio di capi-lista eletti pur senza disporre di un solo voto, di un consenso.
E' ovvio che se i protagonisti del passato che sedevano in Parlamento erano nomi "popolari" da un versante e nomi di "prestigio" dall'altro oggi ciò non avviene, non può avvenire. Queste recenti scelte spiegano perchè nelle ultime tornate solamente il 50% degli aventi diritto si è recato alle urne.
Alla prossima tornata elettorale -come già oggi- in Parlamento continueranno a sedere personaggi che cureranno gli affari di famiglia, degli amici e degli amici degli amici. Preciso: accadeva pure allora, ma in ogni realtà periferica era pure normale che volassero i tavoli delle sezioni di Partito ogni volta che un deputato aveva trascurato lo studio di partenza e il processo di crescita socio-economico del territorio, del collegio elettorale.
Esistevano allora accanto agli uomini eletti espressione dei collegi elettorali anche gli uomini del mondo della cultura che elevavano la loro voce, e quelle voci non potevano non essere ascoltate.
Oggi nessuno ascolta nessuno. Viviamo il tempo dei "nominati"; per essere "nominati" bisogna essere ubbidienti al Renzi di turno, e pure ignoranti. Più ignoranti si è più in alto si va.
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Quale libro ha ispirato quanto sopra ?
Un libro curato da Sergio Zavoli a più mani dove scrivono:
-Sabino Acquaviva
-Franco Ferrarotti
-Giuseppe De Rita
-Romano Prodi
-Indro Montanelli
-Furio Colombo
....
molti altri.
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