La legge elettorale espressione
di quattro signori
estranei al Parlamento
FONDAZIONE PIETRO NENNI
Un
tempo, nella vituperata Prima Repubblica ci si scandalizzava per le crisi di
governo che nascevano fuori dal parlamento (extraparlamentari). Ora, al
contrario, nel disinteresse generale si accetta che quattro signori che per
diversi motivi in quell’aula non possono proprio entrare (uno, Renzi, perché
non eletto, un altro, Salvini, perché eletto ma in un altro parlamento, quello
europeo, il terzo, Berlusconi, perché una legge dello Stato glielo impedisce
essendo stato condannato, il quarto, Grillo, perché le sue platee continuano a
essere quelle teatrali), si siedano al bar (come canterebbe Gino Paoli) e
mettano a punto una legge (quella elettorale) che per il suo carattere
essenziale rispetto alla definizione delle rappresentanze (e, quindi
dell’esercizio della sovranmità popolare), non può che essere definita
“istituzionale”. Dunque, una legge importante, dettaglio che evidentemente
sfugge a tutti e quattro che non sono interessati a consegnare agli italiani
una meccanismo elettivo decente ma solo ad andare al più presto alle urne,
tanto poi una legge nuova e più funzionale agli interessi di chi vince la si
può sempre fare.
Morale: dalle crisi di governo extraparlamentari siamo passati
alle leggi anti-parlamentari, con i rappresentanti del popolo che con disonore
(soprattutto quelli dei quattro partiti degli “amici al bar”) accettano di
essere trattati come comparse, purissima “manovalanza votante” e per nulla
“pensante”.
ETTORE ROSATO, capogrupp Pd alla Camera
“Nelle pregiudiziali ci sono stati 100 voti in meno rispetto alla sommatoria dei 4 gruppi, vi ricordo cosa accadde quando furono 101…” con riferimento all’impallinamento di Prodi quando era candidato alla presidenza della Repubblica.
“Sono sicuro – ha aggiunto – che saranno importanti i primi voti, noi abbiamo la responsabilità di tenere duro fino in fondo”.
“In questo momento quelli più in difficoltà a spiegare le ragioni dell’accordo sulla legge elettorale sono i Cinque stelle. Pongono due questioni: preferenze nel listino e voto disgiunto”.
“In commissione i Cinque stelle hanno votato contro i loro emendamenti approvando il testo base”.
Il testo da approvare in Aula “è solo quello uscito dalla commissione, con le modifiche condivise”.
“O i 4 partiti votano compatti sulla riforma elettorale o il Pd tornerà alla sua proposta, il Rosatellum”.
MATTEO RENZI, segretario Pd
“Non è la nostra legge ma noi serviamo le istituzioni. Adesso è sovrano il Parlamento. Se passerà, bene. Se qualcuno si tirerà indietro, gli italiani avranno visto la serietà del Pd che ha risposto all’appello del Capo dello Stato”.
Nessun commento:
Posta un commento