"Non c'e' niente di misterioro che non divenga evidente,
e viceversa, tutto cio' che e' evidente nasconde in se' un mistero"
Pavel Aleksandrovič Florenskij, teologo e sacerdote ortodosso vissuto tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, fucilato in un gulag stalinista nel 1937, e' un pensatore senza limiti e senza confini, uno studioso a cui non interessa delimitare gli spazi del sapere distinguendo di qua la Matematica, di là la Fisica, più in là la Biologia, ancora più in là la Tecnica, l'Ingegneria, la Filosofia, la Teologia .....
E' stato un ricercatore della Verità dell'uomo, lo è stato dagli anni giovanili - da studente- fino a quelli conclusivi della vita -da prigioniero nel gulag-.
Conoscere il senso della vita, il senso ultimo di tutto l'esistente che ci sta attorno è stato il suo grande percorso esperienziale e di conoscenza.
Conoscere l'Uno che racchiude il tutto: Da questo presupposto è facile intuire la sua irrefrenabile passione per ogni branca del sapere che in lui però non costituisce un compartimento stagno ad uso del razionalismo dominante di allora, come lo è di oggi.
Per lui tutto il sapere umano serve e deve confluire nell'intento di trovare il senso nell'Uno, deve confluire nel senso ultimo, e questo non può essere frutto o fine del razionalismo e delle distinte branche del sapere che, peraltro col progredire delle scienze, si scindono in ulteriori articolazioni per meglio specializzarsi; esse non hanno altro scopo che quello di risolvere problemi che via via insorgono e quasi per processo meccanicistico si dilatano in mille direzioni.
Il punto di vista di Florenskij era ben diverso, egli guardava al di la' di ogni singola branca della scienza, mirava al punto "unico", appunto, al "senso della vita" e al punto fermo a cui essa, la vita, è ancorata.
Era scienziato, matematico, tecnico, filosofo, padre di decine e decine di invenzioni e di brevetti, architetto e storico dell'arte ma rimase nei fatti sempre -e poi sempre- un ricercatore dell'oltre servendosi certamente della ragione umana, ma ripugnando decisamente il razionalismo che ai suoi occhi altro non era -appunto- che un modo quasi meccanicistico di affrontare le problematiche contingenti della vita. Problematiche che egli comunque per tutta la vita studiò, osservò, provò a interpretare, e in più casi tradusse in invenzioni regolarmente brevettate di cui il Potere sovietico si avvalse per lo sviluppo della nazione, tuttavia il suo sguardo, lo si legge in tutti i suoi libri, è rimasto sempre proiettato nel tentativo di penetrare/contemplare l'Uno, il fine ultimo.
Cosa attrae l'uomo dei nostri giorni in direzione di questa figura ? perche' ci proponiamo attraverso il Blog di farlo meglio conoscere nel nostro contesto occidentale e razionalista, fermo restando che la via preferibile per cogliere il suo pensiero è quella di leggere i suoi libri ?
Colpisce:
1) la sua incessante e appassionata ricerca in termini ragionevoli e logici di un principio che unisca in termini di "senso" la multiforme realtà entro cui noi uomini viviamo,
2) la sua poliedrica capacità di dominare su tanti spazi del sapere umano e nel saperli tutti disporre in vista di un sapere più ampio. Colpisce come ogni sua frase, ogni parola rimandi contemporaneamente almeno a due, tre universi di discorso, diversi ma intrecciati; la circolarità dei saperi e la loro coincidenza in una visione globale si fanno toccare nello stile, nella forma e nei contenuti.
3) la testimonianza del suo "martirio". Rifiuto' l'emigrazione, che nei frangenti della Rivoluzione bolscevica interessò invece la gran parte dell'intellighenzia russa trasferitasi massicciamente soprattutto in Francia e in America, per restare attaccato al destino via via sempre più triste del suo Paese.
In più circostanze, egli che era cresciuto in una famiglia benestante, non credente e imbevuta di cultura scientifica, rese testimonianza della sua Fede cristiana non cedendo nulla rispetto alle lusinghe e/o alle persecuzioni del Potere. Fu un vero uomo coerente, mai disponibile ai compromessi che potessero mettere in ombra i valori fondanti della vita.
Fu fucilato nella notte fra il 7 e l'8 dicembre 1937, dopo che per anni il Potere si era avvalso degli straordinari frutti della sua genialità, rendendo il massimo tributo -al prezzo della propria pelle- alla ricerca e alla riflessione da lui condotte e condensate oggi, per noi occidentali razionalisti, nelle decine e decine di libri che per essere conosciuti hanno dovuto attendere il crollo dell'Unione Sovietica.
4) I suoi libri che siano scientifici, impregnati di logica matematico-geometrica, o storiografici aprono il lettore a interpretazioni racchiuse nella Liturgia, e in quella bizantina soprattutto.
In precedenza
5 giugno: Florenskij
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5 giugno: Florenskij
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