La memoria storica, la conoscenza
del passato, consente ad una comunità, ad un territorio ed a un popolo di rivivere
e di riappropriarsi della propria identità.
Di cosa si compone l’identità di
un individuo, di una collettività, di un popolo se non della memoria storica sul territorio su cui vive e delle fonti della propria cultura, intese ovviamente in senso progressivo ?
Ogni generazione umana, da sempre
e ai nostri giorni soprattutto, assiste lentamente e irrimediabilmente alle
generazioni precedenti -detentrici di
memoria storica- che scompaiono e
scomparendo portano con loro ciò che li caratterizzava. La graduale perdita di memoria storica avviene ai nostri
giorni nonostante disponiamo di internet, enciclopedie e migliaia di libri,
anche perché ogni generazione possiede una propria impronta e una propria visione
frutto dell’esperienza, che le generazioni successive non sempre riescono a cogliere.
In un libro di cui non ricordo il
titolo mi capitò di leggere che la stessa Europa ha già rotto, o sta rompendo, i
ponti con la sua identità caratterizzante –quella che negli ultimi due millenni
l’ha improntata- e che è stata anzitutto culturale e spirituale, prima
ancora che economica e commerciale. Quel
libro concludeva che l’Europa rischia di essere, di stare per essere, “licenziata
dalla Storia”. Essere licenziati dalla Storia significa che le generazioni che
verranno –pur disponendo di internet, enciclopedie e libri- non sapranno
cogliere senso, logica e spiritualità del mondo che li ha preceduti.
Lo stesso Cristianesimo, già oggi
letto e interpretato col massimo soggettivismo, non offre più alcun contributo –o quasi- all’identità
di popoli, comunità e individui.
Lo dimostra il continuo interrogarsi del mondo
cattolico sulla propria identità, sul proprio posto nella società, sulla propria
responsabilità etica e politica, sulla propria modalità di presenza nel mondo e
persino sull’opportunità di continuare a mantenere la propria unità.
La vita nel XXI secolo scorre
senza che si mantenga la “memoria storica”, senza che sia utile il
mantenimento del legame alla terra di origine, da cui per più ragioni, si
taglia ogni legame di lingua, visione e interpretazione del futuro.
Dalle sensazioni riportate su questa
pagina ritengo di poter intuire il perché nessuno si accorge di non possedere “identità”,
né senso di appartenenza a popoli, comunità e di non possedere nemmeno identità personale; tutti effettivamente proviamo infatti ad apparire diversi da ciò da cui proveniamo e da ciò che siamo.
Chi perde, volontariamente o involontariamente,
la memoria perché ritiene di essere un “moderno” e perchè vuole apparire "altro", verosimilmente non si
accorge di essere divenuta una persona “confusa”, priva di "identità".
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