Dal Rapporto Istat 2017
Se poi si aggiungono i rischi di esclusione sociale, si arriva a lambire ormai il 30% della popolazione (28,7%).
Sono queste le tipologie sociali prevalenti della nostra società a preoccupare. Non solo perché il nodo dolente restano i giovani, che rimangono a lungo a casa dei genitori, che fanno fatica ad entrare nel mercato del lavoro ed a restarci, e che vedono come un miraggio il lavoro che solamente può diventare anche un percorso di promozione personale.
La frantumazione sociale che riguarda italiani e stranieri avanza inesorabile e fa pensare ad un’Italia futura con delle élite privilegiate e una massa di persone costrette a dividersi lavoro poco qualificato e un reddito modesto nel quale ancora una volta la presenza di un pensionato può fare la differenza.
Speranze in un futuro migliore ?
Se pensiamo che saremo ancora per lunghi, lunghissimi anni, alle prese con il debito pubblico fra i maggiori -in assoluto, sul pianeta-, e che fra non molto finirà anche l’ombrello protettivo steso dalla Bce, circostanza quest'ultima che inevitabilmente imporrà una cura maggiore dei nostri conti pubblici, e se pensiamo che la classe dirigente non riesce (non vuole) fare quella riforma fiscale che potrebbe riequilibrare in parte le diseguaglianze dei redditi, ci rendiamo conto di quali ritardi soffriamo e quanto sarebbe necessaria invece una svolta profonda con il coinvolgimento di tutte le forze in campo, quelle sociali in primi luogo.Servirebbe una… svegliata collettiva.
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