Che cosa è un confine? Niente. Meno di una grottesca astrazione quando cominci a camminare nel deserto, in questa metafora sabbiosa dell’incostanza, del rischio, del movimento contrapposto alla certezza, alla sicurezza, alla stabilità.
Io odio le frontiere, il rito dei passaporti esibiti, le umilianti forche caudine dei visti, delle autorizzazioni, la impudicizia arrogante delle ispezioni, le facce ottuse e annoiate dei doganieri, dei soldati, degli sbirri.
Sbarre garitte cancelli: io voglio entrare in luoghi dove il viaggiare non offre certezza ma solo speranza, dove avanzare è una lunga imprevedibile avventura che impone il preliminare abbandono di antiche sicurezze e radicati modi di pensare.
Di questi pregiudizi la frontiera è il simbolo. I suoi riti, le sue catalogazioni sono fatte per uccidere le vie incerte, difficili e solitarie: sei registrato straniero, sappiamo chi sei, ti seguiamo, per uscire dovrai ripassare di qui. La frontiera ti incatena a una avventura temporanea, ti predice un immancabile ritorno a casa...
VALENTINA BOMBARDIERI, collaboratrice della Fondazione Pietro Nenni
Gli attentati terroristici sono di per sé atti vili. Colpiscono chiunque. Indifferentemente dall’età, dall’etnia, dalla religione o dal sesso, dal ceto sociale. I terroristi non guardano in faccia nessuno. Uomini e donne e bambini senza colpa, vittime di una follia omicida.
Si colpisce la musica, si colpiscono volutamente i momenti di svago, si colpiscono tutti i simboli dell’Occidente, del suo stile di vita, delle sue libertà. Una grande festa di giovani, cosmopoliti, in un tempio della musica, davanti a una grande star del pop mondiale. Si colpisce l’amore per la vita, l’amore dei bambini per le cose belle. E lo sguardo dei bambini è una finestra aperta sul futuro. Futuro che dei folli vogliono portarci via.
DONATELLA LUCENTI, collaboratrice della Fondazione Pietro Nenni
L’Amministrazione Trump ha appena reso pubbliche le intenzioni per il bilancio dell’anno fiscale 2018. Secondo il Center for American Progress il progetto di bilancio si basa su previsioni ingannate e ingannevoli della crescita economica.
Non ci sono misure effettive per creare nuovi posti di lavoro o per aumentare i salari, così voltando le spalle ai bisogni della stragrande maggioranza degli americani lavoratori. Ci sono invece tagli drastici ai programmi federali per più poveri, anziani, bambini, lavoratori, persone con disabilità. Il documento emanato dalla Casa Bianca prevede che nei prossimi dieci anni si taglino 800 miliardi di dollari per la parte di piano sanitario dedicato ai poveri (Medicaid), 272 miliardi per i programmi di welfare, 192 miliardi per l’assistenza sanitaria, oltre 72 miliardi per i benefit ai disabili.
Cattive notizie anche per gli universitari: il bilancio ridurrebbe i finanziamenti per Job Corpsche fornisce servizi di formazione professionale ai giovani svantaggiati con ostacoli all’occupazione, ed elimina anche il programma Senior Employment Service Community che aiuta 65.000 anziani a basso reddito a trovare lavoro ogni anno.
Non vengono risparmiati gli immigrati, con il divieto per quelli illegali di incassare crediti di imposta legati ai figli, il che fa un risparmio di 40 miliardi di dollari (peccato che si tratti di soldi letteralmente confiscati a chi lavora!).
Il bilancio di Trump taglieggia anche i fondi destinati al dipartimento del Lavoro (-21 per cento!), privando dei servizi di formazione e ri-occupazione centinaia di migliaia di disoccupati o sottoutilizzati. Eliminato anche il programma di 2,4 miliardi di dollari destinato a sostenere gli insegnanti. Quel taglio avrebbe potuto finanziare oltre 40.000 posizioni di insegnamento.
Viste le posizioni trumpiane sul riscaldamento climatico e sull’energia, non sorprendono i tagli imposti al programma Clean Power, al sostegno ai progetti internazionali di ricerca sul cambiamento climatico, alle agenzie statali che esercitano protezioni essenziali come Clean Air Act, la legge sull’aria pulita.
Trump è coerente con il suo progetto di stato. Sforbicia i fondi per il welfare e li sposta sulwarfare, con la visione della funzione pubblica evocatrice del vecchio che un secolo fa portò l’America al disastro della grande crisi degli anni ’30, risolta dal New Deal del democratico Roosevelt, inopinatamente citato da Trump nel discorso in Arabia Saudita come grande campione della politica estera statunitense. Il bilancio propone di accrescere le spese militari del 10%, e destina oltre 2,6 miliardi di dollari alla sicurezza delle frontiere, cifra che include l’1,6 destinato alla costruzione del “muro” col Messico.
“interessi politici oscuri tramano ancora”.
Oltre la mafia contro Falcone “si mossero altre forze che la utilizzarono come braccio armato, come ‘instrumentum regni’ ".
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