A sfogliare i giornali si ha la sensazione che il mondo si stia da qualche tempo muovendo in retromarcia sui valori di libertà e di democrazia.
Il recente rapporto annuale di Amnesty International «fotografa un pianeta dove disuguaglianze economiche senza precedenti corrispondono ad altrettante disuguaglianze nel godimento dei diritti umani e a livelli tali che non si vedevano dagli anni ’30».
Il 2016 ha visto il vivere civile fare drasticamente marcia indietro: in Europa, negli Stati Uniti e in molti paesi dove finora era prevalso l'approccio democratico a qualsiasi problematica stanno comparendo accenti di strisciante violazione dei diritti umani.
Dagli Usa di Donald Trump alla probabile Francia di Marine Le Pen, passando per l'attuale Polonia e Ungheria si sta assistendo alla nostalgia per i muri, le frontiere, i nazionalismi ed i tribalismi bellicosi.
Secondo Amnesty International «Nel 2016 i governi hanno
-chiuso gli occhi di fronte a crimini di guerra,
-favorito accordi che pregiudicano il diritto a chiedere asilo,
-approvato leggi che violano la libertà di espressione,
-incitato a uccidere persone per il solo fatto di essere accusate di usare droga,
-giustificato la tortura e la sorveglianza di massa ed esteso i già massicci poteri di polizia».
I Paesi che hanno sperimentato crimini di guerra sono 23 e 22 hanno visto le forze dell’ordine uccidere manifestanti.
Nell'America di Trump, in Australia e in Europa nel suo insieme è stato violato il diritto internazionale con il rimandare illegalmente rifugiati in paesi dove i loro diritti umani erano in pericolo. La paura del terrorismo ha “liberalizzato” la sicurezza in Francia e in Gran Bretagna.
In «Cina, Egitto, Etiopia, India, Iran, Thailandia e Turchia hanno attuato massicce repressioni». Ankara ha imposto restrizioni nei confronti della libertà di parola con «118 giornalisti arrestati in attesa di giudizio e 184 organi di informazione chiusi».
Il desiderio di leader forti e autoritari sta infervorando un pò ovunque i movimenti populisti. «Il linguaggio velenoso usato dai politici di molti paesi rischia di riportarci a un’età buia, facendoci dimenticare che la tutela dei diritti umani è nata dopo le atrocità di massa della seconda guerra mondiale per affermare il principio del “never again”»
In Gran Bretagna immediatamente dopo il voto sulla Brexit si è assistito ad un aumento fino al 57% degli hate crime, i crimini legati all’odio razziale, etnico o di genere.
Molti sono gli allarmi che evocano un clima paragonabile a quello dell’affermazione degli anni venti e trenta del Novecento di Stalin, Hitler e Mussolini.
Oggi -sotto certi aspetti- per consentire la tenuta delle democrazie occidentali forse potrebbe servire la collaborazione destra/sinistra (proprio quando in Italia la sinistra segue la via della sua insignificanza).
I paesi autoritari come Cina, Russia e Turchia ed i movimenti populisti stanno raccogliendo, in Europa e in America, il malcontento trasversale contro le élite e contro il sistema. Il risultato però è che negli ultimi anni le libertà individuali vanno crollando in direzione del desiderio dell’”uomo forte”.
Eravamo convinti che i diritti conquistati fossero per sempre. Amnesty ritiene e propone che questo sia il momento di agire tutti insieme invece che quello di continuare a porre domande alla Storia sui perchè.
Certo, fa un certo effetto, che il Washington Post aggiunga sotto la testata il motto «Democracy Dies in Darkness», cioè «La democrazia muore nell'oscurità» e lo abbia fatto in questi giorni.
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