E' appurato che la vicenda seguita al varo della "Teologia delle porte chiuse", frutto dell'ingegno pastorale di Don Mario Bellanca, prete cattolico in Contessa Entellina, nello scorso anno quando per quindici giorni respinse fuori dalla Chiesa i fedeli di rito bizantino, incuriosisce l'intero paese, o quasi. La curiosità non ha pari motivazioni fra tutti all'interno dei 1.800 abitanti.
C'è chi, come i vicinissimi al "teologo" vi vedono la liberazione dal lungo dominio oppressivo (egemonico sotto il profilo culturale) dei "greci"; si tratta di gente che del Cristianesimo ha una concezione poco differente da quella che i talebani hanno dell'Islam.
Ci sono i "greci e basta" che vedono messo in dubbio le "bellezze" del loro rito e non si capacitano come ci sia gente in giro che non si innamori dei loro punti fermi di sempre.
Ci sono i tanti abituati a ritmi di sempre del tempo e non capiscono che possano esistere innovatori che cercano scansioni diverse.
Ci sono coloro che osservano e subito si girano altrove dicendo "cose da preti".
Ci sono coloro che amano sinceramente il rituale bizantino e silenziosamente accettano gli avvenimenti, sono disposti a ripiegare su tutto, pur di non accettare che Don Mario -sacerdote- ardisca giudicare ciò che viene da lontanissimo nel tempo, non attribuendogli connotati da giudice.
Ci sono coloro che vedono nella lingua arbërëshe e nel rito bizantino una connotazione etnica da conservare secondo lo spirito della Costituzione italiana e vengono etichettati intellettuali da strapazzo.
Ci sono gli opportunisti, come il sindaco Sergio Parrino e la sua giunta, che dopo avere condotto una campagna elettorale all'insegna della conservazione delle tradizioni sono rimasti -col cuore e con la mente a Saranda in Albania- chiudendosi gli occhi di fronte all'inciviltà delle "porte chiuse" perchè cinicamente pensano che anche Don Mario è un elettore.
Sono quest'ultimi i veri ignoranti dell'intera vicenda: ignorano i dettati di due, tre articoli della Costituzione, ignorano lo spirito della legge 482 sulle minoranze e l'importanza di avocare a sè ogni malinteso che avviene all'interno della comunità.
Le sfaccettature da noi sopra passate in rassegna trovano tutte, assieme ad altre, i loro sostenitori ed i loro avversari.
Ignoranti, o peggio, opportuniste però sono quelle posizioni che avrebbero obblighi istituzionali e per viltà, sono ancora (mentalmente a Saranda) per scordarsi degli impegni assunti in campagna elettorale e poter dire, adesso, di essere equanimi, poter dire "noi amministratori non possiamo ingerirci". Nessuno ha comunque chiesto loro di ingerirsi nelle questioni che Mons. Tamburrino affronta dal suo versante.
Gli amministratori hanno doveri legislativi propri, solo che hanno perso la raccolta normativa.
Non c'è da stupirsi anche Berlusconi, ispiratore politico del nostro sindaco, delle norme ne fa pezza di canavaccio piegandole alle esigenze proprie, e quando proprio non gli è possibile le riforma "ad personam".
Quello attuale è, da noi, tempo di miopi opportunisti e di personale istituzionale pavido ed assente.
Siamo certi che Contessa potrà avere prima o dopo amministratori che sapranno legare la diversità ed il plurale e farne vanto, risorsa e bandiera all'interno della comunità e all'esterno. La cosa da fare, infatti, da parte degli amministratori seri non è di prendere posizione in un senso o in un altro, per greci o latini se cosi dobbiamo sintetizzare il tutto, bensì di delibeare una politica sulla grandezza, l'opportunità e il dovere della "varietà" e del "diverso" e poi saperla applicare. Cose eccessive per Sergio Parrino ! meglio assumere due ulteriori 'precari'.
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