C’è un rammarico che ci accompagna in questa vicenda pluriennale di cui Padre Mario Bellanca si è intestata la paternità imprimendo, come tutti sappiamo, al nostro paese, a Contessa Entellina, il marchio, i marchi, dell’arretratezza, dell’ignoranza, dell’inciviltà, del paganesimo e dell’intolleranza verso chi … ha modi diversi di pregare, veste abiti differenti, è stato battezzato o ha frequentato il catechismo altrove.
Alla base di questa ‘medievale’ vicenda c’è l’ignoranza, quell’ignoranza che la scuola non ha saputo estirpare, quell’ignoranza che il nostro “mondo chiuso” locale alimenta attraverso le telenovele berlusconiane e consente che si accresca in maniera esponenziale invece di ridimensionarla.
Il punto di partenza del nostro ragionamento è sempre quello: da dove è spuntata la folle idea di sbattere la porta di una Chiesa in faccia ad uno di noi (o a più di uno) ? A uno di noi che a Contessa c’è nato, c’è cresciuto e possibilmente ci vuole morire ?
Questa gente che ha meditato il piano e poi lo ha attuato, il prete, i cosiddetti componenti del Consiglio Pastorale, hanno mai nel corso della loro vita letto un libro di educazione civica sulla convivenza umana ? Non diciamo un libro religioso perché verosimilmente la domenica l’avranno fatto solo per incombenza ciclica ma non per coglierne il gusto.
Svolgiamo un ragionamento, suggeritoci da un libro capitatoci fra le mani.
1) Per evitare di sciupare la vita, la vita che ci ritroviamo di “vivere”, è essenziale volere che anche gli altri abbiano ciò che abbiamo. Lo dice il Cristianesimo e lo dicono i pensieri laico-umanistici di stampo socialista democratico.
2) Esistono certamente persone che ci piacciono, e persone che non ci piacciono, persone che ci lasciano indifferenti e così via.
Una cosa è certa: a noi, a chiunque, piace essere salutati, ricevere un sorriso anche da persone mai precedentemente viste.
3) La persona umana ha bisogno di fidarsi del mondo circostante. Alla Scuola, alla Scuola di sempre, compresa quella della Gelmini, va chiesto di impartire una educazione basata sulla fiducia, che insegni il rispetto verso se stessi e la tolleranza nei confronti di chiunque.
4) Senza fiducia, la soddisfazione, la bellezza di vivere in una comunità, la collaborazione non è possibile. E’ un elemento, la fiducia, che vale nel mondo del lavoro, nella politica pulita, nell’operato delle istituzioni, nell’associazionismo e nelle famiglie e vale ancora di più in ambito personale: senza la fiducia non c’è amicizia, non c’è amore, non c’è cooperazione.
5) Il calo di fiducia che si coglie oggi in ogni ambiente nei confronti degli amministratori comunali, dei politicanti, dei professionisti, dei sacerdoti (spesso provocati dal fallimento morale e dalla colpa di singoli individui: caso della pedofilia) ha effetti sociali gravissimi. Davanti alla fiducia delusa riposta, per dire, in un sacerdote, sono autorizzati i giudizi e le analisi più critiche, ma anche gli sconforti più depressivi.
6) Per noi contessioti non serve a nulla passare alle condanne generalizzanti di intere categorie (i preti, i politici etc.). Nella vita coloro che ci hanno deluso e coloro che, ancora, ci deluderanno nel corso dei giorni che ci restano da vivere, sono stati e saranno moltissimi.
7) Padre Mario sbattendo la porta in faccia ad uno solo di noi ci ha deluso perché lo avevamo accolto, dieci anni fa, con grandi speranze. Ciò non può indurci a condannare l’intero mondo che lui non ha saputo bene rappresentare.
8) In Europa la convivenza pacifica di persone di diversa origine, nazione o religione è, ai nostri giorni, sempre più turbata e disturbata da giudizi sommari negativi di cui i media ci danno dettagli a non finire.
9) Anni fa, non molto distanti, tanti dicevano “Non mi fido degli ebrei”, oggi tanti dicono –ed è altrettanto non veritiero- “non mi fido dei musulmani”. Ci sono di contro, e ci sono stati, ebrei e musulmani che pensano la stessa cosa dei cristiani. I “credenti” delle varie religioni appiccicano etichette spregiative ai “non credenti”, agli atei, agli scettici; anche in questo caso l’atteggiamento è reciproco.
10) Guai se da noi, a Contessa Entellina, il confine fra i “buoni” ed i “cattivi” dovesse passare fra ‘greci’ e ‘latini’; entreremo nel mondo dell’ignoranza e delle tenebre più assolute, faremo il gioco di quella decina (non sono di più) di persone “arretratissime” che dell’inciviltà ne hanno fatto una bandiera, fino al punto che ancora oggi con i farneticanti volantini non mostrano segno alcuno di ravvedimento (la lotta … continua, osano scrivere).
11) L’esperienza insegna che in tutte le nazioni, le religioni, i riti, le culture, esistono persone, uomini e donne, di cui fidarsi e con cui si può lavorare sulla base si un rapporto di fiducia.
A Contessa Entellina tutti aspettiamo, con vera fiducia, che Padre Mario piuttosto che recitare (ovviamente l'ha fatto con autoironia) il duce a piazza Venezia, o il caimano a piazza San Giovanni, voglia ripercorrere criticamente la “violenza morale” esercitata contro coloro a cui ha chiuso in faccia il portone della Chiesa. Siamo certi che lo farà, non può ulteriormente deluderci. Il primo a congratularsi di un simile gesto sarà questo Blog.
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