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giovedì 26 agosto 2010

Cristianesimo. Quello della chiesa gerarchica o quello della chiesa dei credenti ?

   In questi giorni si parla tanto di un editoriale del settimanale Famiglia Cristiana che in linea, in aderenza, col sottofondo di sempre del Vangelo non condivide la prevaricazione dei più forti (leggasi Berlusconi) ai danni delle persone comuni, delle persone che non hanno un Vescovo amico o un politico governativo, in pratica di tutti coloro che vanno sotto la dizione di "cittadini", di "fedeli".
   Riflettiamo sulla Fede.
Per un cristiano la vita è solo un passaggio, un preludio alla vita futura che non avrà mai fine. Per il credente quanto avviene nella storia umana, nell'intera vicenda del cosmo, dal big bang in avanti, ha un senso ed uno scopo, nasce dalla volontà di Dio. Essere puniti per essere rimasti vittime della cattiveria altrui non è quindi una vittoria del "Male"; lo sanno bene anche le tante vittime delle gerarchie ecclesiali, dalle streghe bruciate vive, alle tante vittime dell'inquisizione, tutti coloro che in un modo o in un altro hanno subito decisioni umorali dei prelati.
Illustrazione sulla cacciata dei mercanti dal tempio
   Cristiano è in primo luogo colui che ascolta e cerca di applicare il messaggio di Gesù di Nazareth codificato nei Vangeli. Dove, aprendo una pagina a caso, viene ricordato che il primo dovere di chi ha fede è di stare dalla parte degli ultimi, di dare al povero la metà del proprio mantello, perchè è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che per un ricco si apra la porta del paradiso. Dove il Gesù dell'amore e della mitezza diventa furia di intolleranza solo con i mercanti del tempio, perchè trasformano un luogo dello spirito in una spelonca di ladri, e con chi dà scandalo ai piccoli, perchè sarebbe meglio che si gettasse in mare con una macina al collo, e con i farisei e chi non parla secondo "il tuo dire sia sì sì, no no", perchè ogni "di più viene dal maligno".
   Uno dei comandamenti dice "non ruberai", un'altro dice "ama il prossimo tuo come te stesso". Il prossimo è l'immigrato, lo straccivendolo, ancor più dei fratelli o del padre e della madre (che nei Vangeli Gesù tratta tutti più volte con sprezzante durezza) o dell'amico. Gesù fa appello alla coscienza di ciascuno, non all'obbedienza verso le autorità, verso i sommi sacerdoti di una Chiesa Gerarchica. La Chiesa fondata da Gesù non è altro che il riunirsi di chi ha fede in agape fraterna e non quella dispotica e amante del potere che va a cena sulle terrazze con vista su Trinità dei Monti, o che affida appartamenti di Propaganda Fidei ai Bertolaso che vanno in crisi con le rispettive mogli, piuttosto che ai baraccati.
   Il messaggio terreno di Gesù è un messaggio di giustizia e libertà. Tra i più radicali, e perciò divenuto paradigmatico di tante rivolte. Il messaggio della Chiesa Gerarchica che pretende di avere in monopolio le chiavi della volontà di Cristo è invece divenuto, nei momenti cruciali della modernità, un diktat di obbedienza volto fin troppo al mantenimento del privilegio.
   La divaricazione della fede percorre tutta la modernità, ed è oggi più che mai presente. C'è infatti la fede di monsignor Romero, martirizzato dagli squadroni della morte delle oligarchie e quella del cardinale Bertone che si diletta a cenare con Berlusconi fresco fresco dall'aver preso la comunione ai funerali dell'attore Raimondo Vianello e l'indomani alza il dito, minacciando anatemi, contro il netturbino di Roccannuccia che divorzia e vorrebbe pure prendere la comunione.
   Non sempre la contraddizione è così netta, ovviamente. E talvolta i due modi di vivere la fede si intrecciano e alternano nella stessa persona. Fra i valori del vangelo o la supremazia della gerarchia ogni credente, alla fin fine, compie una scelta.
   Pochi di noi trovano il coraggio di vivere radicalmente i valori di giustizia e libertà fino al punto di generosità e abnegazione di tanti cristiani lontani, anni luce, dalle gerarchie.

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