Fra pochi giorni ricorre l'anniversario della strage di Capaci (23 maggio 1992) dove perse la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo ed i tre uomini della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Nella memoria della comunità nazionale quell'evento, assieme ad altre decine di gravissimi eventi, non può e non deve essere dimentcato. Ciò che da decenni è accaduto, e continua purtroppo ad accadere sotto il segno della "mafia", ha marchiato come nessun altro evento la Sicilia, e in tempi recenti l'intera Italia. Non è infatti infrequente che all'estero "italiano" e "mafioso" vengano automaticamente associati.
Ovviamente, sappiamo tutti che così non è, così non può essere, per una comunità nazionale (e regionale) composta di milioni di persone dove i comportamenti onesti, civici e meravigliosi prevalgono (come prevalgono in ogni regione del mondo) su quelli espressione della vergogna.
Però -come non gridarlo ?-troppi episodi nella vita sociale della nostra isola, in particolare proprio di essa, sollevano interrogativi e delusioni.
Dall'introduzione ad un libro di Salvo Palazzolo stralcio quanto qui di seguito "...negli ultimi trent'anni.
Sono stati uccisi il prefetto, il Presidente della Regione, il segretario del principale partito di Governo e dell'opposizione, il Procuratore della Repubblica, il capo della squadra mobile, il comandante del nucleo investigativo dei carabinieri. Sono stati uccici, magistrati, investigatori, uomini politici, funziionari pubblici, operatori dell'informazione, uomini di Chiesa e laici impegnati nel sociale. Sono stati uccisi umini e donne, anziani e bambini. Come fosse un colpo di stato. Puntualmente, ogni mese, ogni anno, questi martiri della città, ormai riconosciuti eroi nazionali, vengono commemorati da autorità politiche associazioni ...
Eppure pochi ricordano i misteri che ancora avvolgono quelle morti. Perchè il Colpo di Stato a Palermo è ciò che è accaduto dopo ogni delitto. Sono scomparse prove, indizzi, tracce. Sono scomparsi testimoni. Per questo, molti di quei crimini sono rimasti impuniti".
L'introduzione al libro di Salvo Palazzolo non incoraggia nel volere intravedere una Sicilia riscattata dal parassitismo, dall'ignoranza e dalle mille reti socio-culturali che la opprimono. Eppure è nella natura dell'essere umano desiderare ed aspirare alla libertà, alla dignità, al benessere personale e a quello della terra su cui vive.
Per qualche giorno sul Blog vogliamo riflettere su ciò che in Sicilia accade ad opera di siciliani contro la gente e la terra su cui in tanti viviamo.
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