La nostra Storia
Il termine "masseria" oggi evoca più un ambiente, un contesto abitativo ricettivo (ristorante, ostello, rifugio etc.) che ciò che originariamente intendeva ed effettivamente era: una Azienda rurale diretta da un massaio secondo il contratto di colonia instaurato col Signore feudale, unico proprietario e gestore di vastissimi spazi agrari ed abitati.
Antica immagine |
Se osserviamo i caseggiati di Vaccarizzo, nel territorio di Contessa Entellina, essi sono un contesto edilizio che rappresenta l'espressione più tipica della "Masseria", anche se in tanti la rappresentano come "Castello" e/o ancora con espressioni diverse.
Storicamente, i residenti a Contessa la masseria di Vaccarizzo la identificano come la sede del più vasto latifondo del cuore della Sicilia centro-occidentale. Non è certo che quel centro agrario sussistesse nel XV secolo quando gli arbëreshe si insediarono nei feudi e domini dei Cardona-Peralta.
E' invece più che certo che quel contesto agricolo (la Masseria) fu all'origine e assunse rilevanza proprio con l'arrivo degli arbëreshe.
Nella Sicilia semidisabitata in seguito alla cacciata di quasi 400mila ebrei, Vaccarizzo viene vitalizzato e diventa importante centro produttivo in quanto la comunità degli arbëreshe non poteva sopravvivere esclusivamente con le piccole porzioni di terreno assegnate loro -in enfiteusi- nei due feudi di Serradamo e di Contesse.
La stragrande parte degli arbëreshe stagionalmente era costretta a prestare attività sui terreni baronali e quindi nel centro dei Signori di Vaccarizzo.
Il legame baroni di Contessa/proprietari di Vaccarizzo viene meno nel 1678 quando la grave crisi che investe molte famiglie signorili siciliane induce i Colonna (nuovi signori dopo i Cardona e dopo i Gioeni) a vendere buona parte dei domini.
In verità più che indurre a vendere è corretto dire che è la Corte Pretoriana di Palermo che espropria e vende il patrimonio essendo i Signori incorsi -oggi si direbbe- in uno spettacolare fallimento a causa della vita sfarzosa e parassitaria condotta nelle città.
Ingresso di Palazzo Sperlinga -Via Ruggero Settimo, Palermo- |
Nuovo Signore diventerà pertanto Giovanni Stefano Oneto, duca di Sperlinga, che con l'occasione guadagna pure il titolo di "Barone di Vaccarizzo".
Vaccarizzo, cuore della vita agricola locale (di Contessa) e non solo, era la sede principale di ben diciannove feudi. Con la Costituzione liberale borbonica del 1812 formulata sul modello inglese e poi -in via definitiva- nel 1819 con l'istituzione del libero mercato degli immobili terrieri gran parte dei feudi furono via via alienati.
Sul finire dell'Ottocento ciò che restava dell'originario patrimonio signorile dei Cardona/Peralta passò dagli Oneto (duchessa Marianna Oneto) a Don Luigi Maria Majorca e Mortillaro.
Nel 1990 l'intero complesso edilizio di Vaccarizzo è stato dichiarato dall'Assessore Regionale ai Beni Culturali di interesse storico ed etno-antropologico.
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