Dove abità l'umanità? Come fa a stare in mezzo a tanta zozzeria?
Sono stato in questi tempi ultimi ma nessun cenno ho percepito da destra e manca.
La CO2 l'ho trovata nel prosecco del Veneto.
HUMANUM
HABITAT
Spesso
sentiamo dire dagli speaker della Tv il “clima odierno” anziché
il “tempo odierno”. Tale espressione è contraddittoria, poiché
il tempo cambia in continuazione su una località determinata, al
contrario il clima ci parla di tipiche ricorrenze periodiche su aree
più o meno estese. Entrambe parlano di nuvole, precipitazioni,
vento, temperature che sottendono stesse grandezze fisiche ma, mentre
il tempo fotografa un istantaneo stato locale, il clima esprime la
sua modulazione su un arco di tempo, che può essere decadale mensile
stagionale annuale o anche su periodi geologici.
In un certo senso,
il tempo è la condizione al contorno della cronaca della vita,
mentre il clima ne è la sua memoria storica.
Tra i suoi elementi
costitutivi la vera protagonista forse è la temperatura, il freddo
come il caldo. Gli esseri viventi, vegetali o animali che siano,
possono adattarsi solo a limitati ambiti climatici, al di fuori di
tali domini termici non sopravvivono senza la odierna tecnologia.
L’essere umano, per esempio, solo nell’aria secca del deserto può
sopravvivere a 45÷50°C ma già a 30°C avverte disagio se non
sofferenza in ambienti saturi di umidità.
Al di sotto di tale valore
sente la necessità di vestirsi in modo leggero o di più se è
esposto al vento, che sottrae calore al corpo. Ulteriore vestiario
gli occorre a mano a mano che le temperature scendono ma già lo zero
termico è un limite per la maggior parte delle persone. Se coprire
il corpo è stata una prima soluzione, in seguito col mutare del
clima dovette pensare a migrare per sempre o anche solo per una
stagione - come era d’uso tra gli Amerindi del Nordamerica prima
dell’arrivo degli Europei -.
Forse, per tale fragilità, l’umanità
si è maggiormente ripartita grosso modo intorno al 40° parallelo
±10: il clima è più mite lungo queste due fettucce, specie lungo
le coste occidentali dei continenti, rispetto a quello al loro
interno e a quello lungo le coste orientali. Nel Nord europeo la
calda Corrente del Golfo mitiga il clima che consente la vita anche
in Norvegia, mentre in Canadà alla stessa latitudine c’è solo
freddo e gelo. Nella fascia tra i tropici, se si esclude il Sud Est
asiatico, la densità di popolazione è più scarsa.
L’uomo
scoprì presto, a sue spese, l’esistenza del clima insieme alla
dinamica cosmologica e quanto il clima condizioni la sua storia, come
pure, quanto la sua mutevolezza lo abbia visto sempre inerme di
fronte a fenomeni non comuni, anche là dove la mitezza dei fenomeni
eccelle, come nel Mediterraneo, in cui pure sono nate le parole
ciclone uragano tifone, note ad Ulisse ed a Paolo.
Sì! Il clima è
sempre stato mutevole e le sue variazioni dipendono dalla maggiore o
minore attività del sole ma anche da cause terrestri come l’attività
vulcanica. Non più di 4 secoli fa abbiamo avuto una piccola
glaciazione, mentre durante l’espansione islamica verso nord la
temperatura terrestre è aumentata. Ancora nel luglio del 1991, in
seguito al violento scoppio del Vulcano Pinatubo, l’alta atmosfera
si riempì di anidride solforosa e spiazzò molta parte dell’ozono
– da noi il 15% -. Ciò produsse una diminuzione rapida di
temperatura del pianeta di -0,56 °C che costrinse il nostro governo
ad emettere bollettini di preallarme coi quali si esortava a non
esporre i bambini al sole dalle ore 11;00 alle15;30 – senza
indicare, però, la causa, cioè la maggiore presenza al suolo dei
tossici raggi UV -. Questa tempestiva informativa si deve
all’attività di satelliti rotanti in orbita polare che registrano
costantemente, puntualmente e con estrema precisione la temperatura
emessa dalla terra verso lo spazio. Questa temperatura climatica
terrestre annuale ci dice se e di quanto è variata: se è correlata
all’attività solare non ne siamo responsabili, altrimenti
occorrerà capire quali siano le cause, se naturali o derivanti dalle
attività antropiche.
Quando,
più di quaranta anni fa, accennavo agli amici collaboratori di Mondo
Albanese come ormai l’uomo era in grado d’influire in modo
pesante sul clima, la notizia suscitava molti dubbi ed ironia, mentre
già il Club di Roma dagli anni ‘50 si occupava del tema e la
Suprema Corte di Cassazione imbastiva le basi per un diritto
ambientale attraverso l’I.C.E.F., il giudice Amedeo Postiglione,
1988, e la giornata annuale per l’ambiente.
Oggi
c’è una ridda d’affermazioni, spesso gratuite, su che cosa
altera il clima. Invece, le cause che concorrono sono tante e
complesse:
-mega-urbanizzazione,
-combustione,
-deforestazione,
-desertificazione,
-la plastica,
lo scarico a mare da fiumi-fogne e da
navi,
-la “geoingegneria”:
._ _Prima,
il territorio era organizzato a macchie di leopardo con le colture più pregiate in prossimità dell’abitato ed in ultimo, tra un
abitato e gli altri c’erano i boschi -vedi la Sardegna-, ora ci
sono città senza un nome, estese anche 2000 chilometri quadrati
-come da Novara a Brescia-.
_Un
tempo, prima di arare le maggesi si dava fuoco alla paglia secca per
concimare la terra, ora forse per incuria o per speculazione o per
mezzo di riscaldatori ionosferici (?) scoppiano incendi di dimensioni
regionali.
_Una
volta, per la nascita di un figlio una figlia era d’uso piantare
un noce, ora si radono al suolo intere foreste equatoriali ma anche
si usano dai nativi le rare acacie del Sahel per scaldare la magra
minestra di sorgo quotidiano.
_Quando
ero bambino in paese tutti pulivano il tratto di strada davanti la
propria casa, mentre gli avanzi alimentari erano consumati dal maiale
di casa, dalle galline o servivano da concime alle piante di ulivo,
ora il mondo è diventato un mondezzaio inquinato.
_Ricordo
quando per comprare il latte, l’acqua, l’olio o il vino dovevo
portare la bottiglia di scambio e avevamo la borsa di stoffa per il
pane, ora i contenitori sono di plastica, che spesso finisce in mare.
E non solo la plastica giunge al mare.
_Il
mare è diventato una cloaca in cui i pesci mancano di difese
immunitarie, hanno difficoltà a sopravvivere e se ne pescano pochi:
mangiare il pesce da frittura è diventato un lusso ed il pesce
comune, come orata, spigola e acciuga, viene allevato entro
gigantesche nasse costiere.
_Ma c’è ancora qualcosa di peggio che
dopo la Seconda guerra mondiale si vietò con accordi
internazionali. Si tratta di tecniche di modificazione della stessa
atmosfera; sono attività che si tende a non divulgare e che sono
sperimentate segretamente (!) da militari.
Come si sa, l’aria è un
cattivo conduttore termoelettrico, un isolante per la natura
metalloide dei principali componenti: l’azoto per il 78% e
l’ossigeno il 21%. Poiché si vuole fornire una conducibilità
all’atmosfera occorre spruzzare in cielo aerosol di bario, stronzio
e alluminio. Questi sono conduttori per le onde elettromagnetiche
emesse da riscaldatori ionosferici da 10 e 9 watt posti a terra, su
aeromobili o su satelliti. Tali onde (esistono fin dalla guerra del
Vietnam) sparate nell’aria e riflesse sulla terra possono causare
catastrofi naturali: tsunami, terremoti, eruzioni vulcaniche,
cambiamento del tempo su intere regioni, uragani, siccità, incendi,
inondazioni, deviazioni di correnti oceaniche. C’è anche chi
studia per impiegare tali spruzzi per costituire una griglia, una
sorta di gabbia di Faraday per proteggere il pianeta dalle radiazioni
tossiche entranti a causa della carenza d’ozono in quota.
Va
inoltre detto che le onde elettromagnetiche dei riscaldatori
ionosferici sono in grado di spostare le correnti a getto – quei
fiumi di vento velocissimo che circondano la terra a 8÷12 km di
elevazione – che costruendo barriere fra masse d’aria calda e
fredda sono anche in grado di trasportare l’umidità sopra i
deserti intertropicali e manipolare anche il clima. E, intanto, il
CO2 e l’effetto “serra” o meglio “coperta” fa notizia,
distrae dai problemi, fa sorgere il senso di colpa in noi e si trova
in buona compagnia coi problemi ben più gravi appena accennati, che
responsabili pubblici e privati non tengono debitamente in conto ché
questi sono i principali fattori climatici planetari.
P.
Borgia
JETA NJERËZORE
Shpeshherë
ndiejmë folësit e TV-it të thenë “klima e sotme” te vendi të
thonë “moti i sotëm”. Kjo shprehje është kundërthënëse,
sepse moti ndërron në çdo moment mbi një lokalitet të
përcaktuam, ndryshe klima na flet për tipike përsëritje të
herëpashershme mbi sipërfaqe pak o shumë të gjera. Të dy flasin
për re, reshje, erë, temperatura çë përmbajnë të njëjtat sasì
fizike por, ndërsa moti fotografon
një gjëndje lokale të çastit, klima shpreh modulimin e tij mbi
një hark qëroi, çë mënd t’jetë dekadash (dhjetëditësh)
mujor stinor vjetor o edhé mbi periudha gjeologjike. Në njëfarë
ndëlgim, moti ë’ kushti në rreth të kronikës së jetës,
ndërsa klima ë’ kujtesa historike e saj. Ndër elementet përbërës
së saj protagonistja e vërtetë ndoshta është temperatura, të
ftohtit ashtù si të ngrohtit. Klëniet e gjalla, bimë o kafshë çë
të jenë, mënd të përshtaten vetëm te rrathë klimatikë të
kufizuar, veç këtyre lëmenjëve termike ngë mbeten gjallë pa të
sotmen teknologji. Njeriu, për shembull, vetëm tek ajri i thatë të
shkretëtirës mënd të mbijetojë me temperatura më lart se
45÷50°C por çë nga 30°C ai ngë ndien veten mirë o vuan kur
ndodhet te vende të ngopur me lagështì. Nën kësaj vlere ndien
lipsjen të vishet hollë o më shumë nëse e rreh era, çë nxier
nxehtësì kurmit. Veshje e mëtejshme i duhet pak e pak çë zdripen
temperaturat por çë zeroja termike ë’ një kufì për pjesën më
e madhe të vetavet. Nëse të pështrohej kurmi kle e para zglidhje,
më vonë me të ndërruarit të klimës pat të mendojë shtegtimi i
përhershëm o edhe vetëm stinor - si e kishin zakon Amerindianët e
Amerikës Veriore më parë të arritjes së Evropianëvet -.
Nodshta, për këtë dobësì, njerëzimi u shpërndà më shumë me
përafërsì reth 40° parallelit ±10: klima ë’ më e butë glatë
këtyre dy rripash, sidomos glatë brigjevet perëndimore të
kontinentevet, në krahasim me atë në brëndìnë e tyre dhe me atë
glatë brigjevet lindore. Te Veriu evropian e ngrohta Rrimë e Gjirit
zbut klimën çë pranon jetën edhe në Norvegjì, kur në Kanadà
tek e njëjta gjerësì ka po tëtim dhe mardhë. Te rripi ndër
tropikët, nëse lëmë jashtë Jug Lindjen aziatike, dendësìa e
popullsìsë është më e pakët.
Njeriu
e zbuloi shpejt, psimi u bë msim, klënien e klimës bashkë me
dinamikën kozmologjike dhe sa klima kushtëzon historinë e tij dhe
sa ndërrueshmërìa e ka përherë parë pa mbrojtje përballë
dukurìvet të pazakontë, edhe atje ku butësìa e dukurìvet
shkëlqen, si te Mesdheu,
megjithëse aty buruan fjalët ciklòn uragan tufan, të njohur nga
Ulisi dhe nga Pali. Ëj! Klima ka klënë përherë e paqëndrueshme
dhe ndryshimet e saj varen nga më i madhi o më i vogëli aktivitet
të diellit por edhe nga shkeqe tokësore
si aktiviteti vullkanik. Jo më shumë se katër shekuj prapa patëm
një akullim të vogël, ndërsa glatë ekspansionit islamik në
drejtim të veriut temperatura tokësore rriti. Edhe te korriku i
1991, si pasojë e plasjes së furishme të Vullkanit Pinatubo,
atmosfera e lartë u mbush me anhidrid sulfuror e zhvendosi një
pjesë e madhe të ozonit – tek na një 15% -. Kjo shkaktoi një
rënie të shpejtë të temperaturës për -0,56°C çë shtrëngoi
qeverìnë tënë të nxirrjë buletine paraalarmi me të cilët
këshillohej të mos nxireshin në diell fëmijët nga ora 11;00
ngjer te ora 15;30 - por pa thënë shkakun, domethënë pranìa më
e lartë rrezesh UltraVjollcë te dheu -.
Këta të shpejta njoftime
i kemi në sajë të aktivitetit të satelitët çë rrotullohen në
orbita polare çë regjistrojnë pareshtur me përpikërì dhe me
precision absolut temperaturën e rrezatuar nga toka ndaj hapësirës.
Kjo temperaturë tokësore vjetore klimatike na thotë nëse e sa ka
ndërruar: nëse është ndërlidhur me aktivitetin diellor ngë jemi
përgjegjës për atë, ndryshe do të duhet të ndëlgohet cilat të
jenë shkeqet, nëse natyrore o çë vijin nga aktivitetet antropike.
Kur
më shumë se dyzet vjet prapa, çikja miqvet e revistës Mondo
Albanese si nanimë njeriu ë’ në gjëndje të ndikojnë
rëndësisht mbi klimën, lajmi shkaktojë shumë dyshime dhe ironì,
ndërsa çë nga vitet ‘50 Klubi i Romës mirrej me temën dhe
Gjykata e Lartë ildisjë/mbastirjë bazat për një drejtësì të
mjedisit nëpërmjet I.C.E.F.-it, gjyqtari Amedeo Postiglione, 1988,
dhe Dita e Përvitshme për Mjedisin.
P. Borgia
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