Mafia
è parola che dalla metà dell’Ottocento a oggi ritorna di continuo
nella polemica politica o giornalistica quotidiana, nelle inchieste giudiziarie,
nella pubblicistica, nella fiction, negli studi degli antropologi, dei sociologi, dei giuristi, degli
economisti e degli storici.
Si tratta però di un termine polisemico, che si
riferisce a fatti differenti a seconda dei contesti, delle circostanze,
delle intenzioni e dell’interesse di chi lo usa. È difficile individuare un
argomento, una tipologia o successione di fenomeni tra loro omogenei da
raccogliere sotto la voce mafia; ed è altrettanto difficile sfuggire
all’impressione che sia proprio questa latitudine e indeterminatezza dei campi
di applicazione a farne la fortuna.
Ha scritto Giovanni Falcone:
Mentre prima si aveva ritegno a pronunciare la parola «mafia» […], adesso
si è persino abusato di questo termine […]. Non mi va più bene che si continui a
parlare di mafia in termini descrittivi e onnicomprensivi perché si affastellano
fenomeni che sono sì di criminalità organizzata ma che con la mafia hanno poco o
nulla da spartire".
Ma cosa è allora questa Mafia ?
Il prof. Lupo, in uno dei suoi interessanti libri inzia sull'esperienza dei primi anni dell'Italia unita, quando governava la Destra storica:
"I funzionari della Destra storica dicono
«mafiosi» i briganti e i renitenti alla leva, i notabili a capo dei
partiti municipali e i piccoli delinquenti, gli avversari dell’ordine politico e quelli dell’ordine sociale, gli esercenti delle
miniere di zolfo e i loro operai, i proprietari e i contadini. Tra questi soggetti,
così dissimili tra loro, l’unico tratto unificante è il contesto in cui essi muovono,
nella sua accezione più lata, quello di una società violenta, barbara e primitiva
nella parte inferiore come in quella superiore della gerarchia sociale, nella quale
prefetti, questori, comandanti militari, delegati di Ps ritengono di non poter
trovare per lo Stato liberale un interlocutore sociale, ciò che il linguaggio del tempo
chiama la classe media, ma che meglio può dirsi un ceto superiore di ottimati e di
notabili: i siciliani appaiono troppo rissosi, faziosi, intenti a gestire in maniera
privatistica la cosa pubblica. Governare «popoli come questi […] con leggi ed
ordinamenti all’inglese o alla belga, che suppongono un popolo colto e morale come
colà o come almeno nella parte superiore della penisola», significa cimentarsi
in «un azzardoso e terribile esperimento» inevitabilmente destinato a sfociare
nel caos e nella violenza. È questa l’opinione del prefetto di Caltanissetta, Guido
Fortuzzi, che potremmo definire l’ultimo degli uomini della Destra... ".
Nei
primi anni di conduzione del presente Blog, per più tempo e più pagine, ci
siamo soffermati a riflettere su un libro scritto da un antropologo olandese,
noto oggi in tutto il mondo, che negli anni sessanta del Novecento visse per un
paio di anni a Contessa Entellina e che studiò le relazioni sociali del nostro
piccolo mondo locale.
Il
titolo del libro dice già abbastanza "La Mafia in un villagio
della Siclia Occidentale" su quanto è stato esplorato dallo
studioso.
Moltissimi
contessioti hanno emotivamente reagito, senza avere mai letto il libro,
sostenendo che la mafia fra noi, nella nostra realtà, non c'è e addirittura non
c'è mai stata. Eppure il prof. Bloch, oggi professore emerito dell'Università
di Amsterdam, ha ricostruito la storia locale con dovizia di dati, di vicende e
di personaggi che mai nessuno ha provato a contestare e/o a negare.
Il
libro è pubblicato e diffuso oggi non solo in Olanda, Gran Bretagna, Germania,
Australia, Canada, Usa e molti altri paesi, compresa l'Italia, ma è stato usato
come testo di antropologia in più Università per leggere e capire il fenomeno
della Mafia, che -decenni fa- anche tanti contessioti negavano sia esistita a
Contessa Entellina. Proprio come ai nostri giorni, stando ad un recente
programma televisivo, tanti cittadini del paese di Mezzojuso, a breve distanza
da Palermo, negano che lì ci sia stata, e ci sia la mafia che, con coraggio, da
tempo invece denunciano tre sorelle che vivono sul luogo.
Giovanni Falcone, magistrato, Ucciso da Cosa nostra nella strage di Capaci del 1992 |
Negare
che in Sicilia (e pure altrove) ci sia una mentalità mafiosa è il più grande
favore che possa farsi ai mafiosi militanti, ai prepotenti, agli uomini
violenti, come li designa il prof. Bloch nel suo libro e nelle tante dispense
da lui pubblicate.
Ma cosa è
la Mafia ? Cosa è la Mafia desunta dal libro del professore Bloch e che
ritroviamo, ben chiara in un libro del giornalista Salvo Palazzolo ?
Premesso
che essa non è storia del passato ma, purtroppo, ancora realtà dei nostri
giorni, essa è sì delinquenza ma con forme di evidente connessione all'interno
degli apparati pubblici.
Proveremo
a meglio capire.
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