Valorizzare dal punto di vista culturale, sociale ed economico le risorse
storico-culturali e ambientali del territorio su cui si svolgono funzioni di
guida comunitaria -sia politica che ecclesiastica o di altro genere- è dovere di
chiunque abbia il senso della responsabilità che assolve.
Le comunità e le nazioni in passato venivano identificate come
modelli sociali con interessi particolari, storia comune, ideali
condivisi, tradizioni e/o costumi in contrapposizione alla società
dell’età contemporanea entro cui -invece- non è più implicita la condivisione di un
sistema di significati, come possono essere le norme di comportamento, i valori, la religione, una storia comune o persino la produzione o l'uso di artefatti.
Siamo infatti pervenuti a società civili
entro cui non convivono più comuni obiettivi e norme di comportamento
condivise, bensì punti di vista non convergenti (il pluralismo di fondo).
I politici di oggi più avveduti puntano o dovrebbero puntare a trovare la convergenza o la mediazione sui "valori" e sui meccanismi contemplati nella Costituzione. Quella Carta costituzionale che è sempre rischioso voler modificare sulla misura e sul taglio del politico di turno, dell'uomo del momento.
Se modifiche deve subire (ed è verosimile che debba) devono a priore costituirsi maggioranze estese e mai inferiori all'80% del sentimento nazionale.
La Carta è di tutti gli italiani.
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