Non saremo mai consci della nostra identità se non chiariamo il primo dei capisaldi della Chiesa Italo-Albanese e cioè che essa è bizantina ma non greca ed è una costola dell’antica Chiesa Illirica (cfr. P.Giogio Guzzetta, Paolo Maria Parrino e altri).
Essa non nasce come un fungo su suolo italiano, sul finire del secolo XV, ma ha vissuto i suoi primi 1.500 anni di Cristianesimo nella Penisola Illirica o dell’Emo o Balcanica.
Dal momento che il Cristianesimo è una religione storica, che prima non c’era e poi ci fu, esso si è dovuto in-culturare presso i vari popoli, incontrandosi e/o scontrandosi col loro preesistente portato storico-etico-culturale-religioso.
Se assumiamo in unico contesto il popolo Albanese e la Chiesa Albanese, diciamo che essi sono gli eredi più prossimi del Popolo Illirico in cui si inserisce o si in-cultura il Cristianesimo attraverso la predicazione di San Paolo.
Distinguiamo, però, e lo possiamo fare perché dominiamo i dati storici, il popolo dalla Chiesa.
Del popolo diciamo che, all’impianto del Cristianesimo, esso esprime i maggiori generali dell’Impero Romano, tra cui Diocleziano e Costantino, e le coorti illiriche sopportano l’intero peso delle guerre che vengono decise e dirette da Roma.
Sono proprio i generali illirici a decidere, prima, il decentramento amministrativo dell’Impero e, poi, lo spostamento della capitale da Occidente a Oriente.
L’imponente figura di Costantino è il primo assertore dell’odierna libertà religiosa, poi sancita da tutti i popoli civili.
La vulgata vuole che Costantino abbia concesso la libertà religiosa per puro calcolo politico. Io ritengo, invece, che tale decisione sia scaturita dalla particolare etica contenuta nella Legge Antica propria degli Illiri, poi seguita dal Kanun albanese.
Si apprende, infatti, che, alla predicazione di Paolo circa il precetto di perdonare i nemici, in Illiria abbiano risposto: “Ma questo precetto è contemplato dalla nostra Legge, quindi non abbiamo alcuna remora ad accettare anche la salvezza che Cristo ci vuole donare”!
E sulla resurrezione dei morti non risposero a Paolo: “Su questo ti ascolteremo un’altra volta”.
Quanto al Kanun, in esso è considerato burre mbi burrat, non chi prende il sangue, si vendica, ma colui che p e r d o n a !
Guardate i MARTIRI della Fede che Enver Hoxha ha seppellito vivi e che la Chiesa il 5 novembre proclamerà beati: tutti sono morti perdonando!
Essi sono lo specchio della più antica chiesa cristiana d’ Europa.
Cari amici Arbëreshë, se non partiamo da questo caposaldo, non verremo a capo di nulla: continueremo a cianciare di rito e non rito, di greci e latini, di vescovi ladri e di vescovi santi, di preti inamovibili e di preti “spostati”, di preti colti e di ghajdhurë … insomma di miserie umane che avremmo voluto iniziare a superare con la venuta di un vescovo “venuto da lontano”.
Si può? Si puo, Monsignor Gallaro?
Se ci sei, batti un colpo. Possiamo ancora essere UNO!
Palermo, 27 ottobre 2016
zef chiaramonte
p.s. la prossima puntata, se volete, la dedicheremo alla Chiesa Illirica, al suo sviluppo, alle due tradizioni che la caratterizzano e alla sua “costola” arbëreshe.
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