Ciò che va sempre più emergendo in questi quindici mesi di conduzione del governo dell'Eparchia da parte del Vescovo "latino" di Piana degli Albanesi, stando a quanto andiamo scrivendo su questo Blog e a quanto leggiamo sui tanti siti internet non è tanto il suo essere culturalmente "latino", che obiettivamente e comunque stona parecchio in una Eparchia bizantina. Vivendo in Occidente da secoli tutti noi, gli arbëresh, siamo abituati a questa influenza cultuale e culturale; siamo addirittura abituati a subire pressioni per la nostra latinizzazione da secoli.
Non ci stupisce che un Vescovo nato latino e ordinato gerarca di una Chiesa bizantina non conosca la lingua liturgica dei bizantini, il greco. Ne abbiamo viste di peggio, ecco perchè non è il massimo dello stupore. Almeno ai papàs però li si lasci pregare e celebrare come è sempre avvenuto.
Non ci stupisce che un sacerdote "melkita" che ha girato e guidato tante parrocchie "orientali" degli States (appreso da un colloquio privato con lui) e abbia fatto il rettore in un Seminario di rito bizantino sia pure ruteno, slavofilo o di qualunque versante e quindi abbia formato nuovi giovani aspiranti al sacerdozio, sconosca il greco che equivale ad un rettore di un Seminario romano che non conosca Sant'Agostino nella sua lingua. No, non è questo aspetto che prioritariamente ci stupisce soprattutto. I maestri di vita non non è detto che siano onniscienti.
Non ci stupisce che sin dal suo ingresso in Eparchia il Vescovo abbia celebrato con paramenti romani e che da Roma gli sia giunta in luogo del "richiamo" un pezzo di carta che riduce a nulla mesi e mesi di lavoro sinodale.
E' da secoli che conosciamo Vescovi di Agrigento prima e di Monreale dopo che ci inculcano la grandiosità e maestà romana e ci riempiono le chiese con statue e molto di più.
Ciò che veramente sta emergendo è che il Vescovo "governa" senza aperture verso l'esterno del Palazzo.
Da quanto ne sappiamo il Consiglio Presbiterale si è dimesso. Si è dimesso perchè i suoi componenti dopo essersi guardati in faccia hanno constatato che non servivano a nulla.
ll Vescovo che non conosce il greco, che ha formato da rettore giovani sacerdoti nei riti orientali, si comporta come uno che fa tutto e sa tutto su di una realtà etnico-religiosa mai visitata nelle sue multiformi pieghe.
Questo aspetto, questo modo di essere ci stupisce.
Il Vescovo non dialoga nemmeno con i suoi ormai numerosissimi critici (fra cui ci annoveriamo, sperando di farlo onestamente). Basterebbe che indicesse una Assemblea. Basterebbe che emettesse comunicati pubblici sulle sue iniziative e ne spiegasse origine e finalità.
Governa con il dissenso del Consiglio Presbiterale e non incontra le varie Assemblee Parrocchiali a cui spiegare le linee di indirizzo cristiano che persegue e levasse le cattive interpretazioni che -in mancanza di dialogo- circolano.
Dà la sensazione di un "commissario", un "funzionario" che ha una agendina di cose da fare e che -assolte queste- resta in attesa di rientrare in un posto da lui amato, lontano da Piana degli Albanesi.
A noi di Contessa ricorda tanto Mons. Tamburrino: una delegazione di dieci persone non fu ricevuta perchè Egli doveva riflettere su dove mandare un Papàs che con la sua Comunità aveva pregato fuori da una Chiesa, le cui serrature erano state sbarrate da un sacerdote romano.
La mancanza di dialogo ci stupisce più della consistente "agenda" delle cose da sottoporre a dialogo. Qui sbaglia Mons. Gallaro: se ha buoni argomenti su ciò che fà potrebbe convincerci tutti e nello stesso tempo assolverebbe al ruolo di Pastore.
Anche questa immagine ha contenuti simbolici |
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Noi, il Blog, le attese di dialogo le avevamo deposte nella guida pastorale che attendevamo:
CLICCARE QUI (Testo del 29 marzo 2015: Aspettando il nuovo Eparca (59) )
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