Dopo aver letto qualcosa su una cerimonia attinente il rituale bizantino avvenuta (o forse non avvenuta) a Piana degli Albanesi qualche tempo fa mi sono ricordato da laico (quale sono in quanto rispettoso delle culture altrui prima ancora che di quelle a cui aderisco) di aver letto con attenzione -tempo fà- il Vangelo di Marco.
Come tutti i Vangeli è un testo di segni e di simbolismi accompagnato a circostanze prettamente storiche e a circostanze sempre attuali nelle vicende di tutti gli esseri umani, anche ai nostri giorni.
A chi ritiene che la benedizione delle acque come viene rappresentata il 6 di gennaio nell'Eparchia di Piana degli Albanesi sia qualcosa da non ripetere, chiedo di seguire quanto lo scrivente "laico" e mai devoto al Potere (che sia Ecclesiastico o di altro tipo) sia coinvolto nella rappresentazione di cui alla foto sopra richiamata e che -da adesso- sempre più spesso riproporrà sul Blog.
===
Il Vangelo di Marco, che al contrario degli altri sinottici non racconta la Risurrezione ma si limita a riferirne i presupposti, si propone un obiettivo: spiegare a chi non è vissuto in Palestina negli anni in cui quella terra era percorsa dal Nazareno come si fa ad incontrare il "Risorto".
In un certo senso Marco scrisse il suo testo per me, per noi contemporanei dell'inizio del Terzo Millennio.
E' ovvio.
Noi persone del terzo millennio non siamo, e non dobbiamo essere creduloni; abbiamo studiato nelle scuole statali, laiche, dove ci è stata somministrata la scienza ed il sapere. Ci è stata inculcata la necessità ed il dovere di dimostrare tutto ciò che diciamo e mettiamo su carta: "la prova".
Marco, che è vissuto in un tempo non scientifico, col suo Vangelo ha dimostrato però di saperla più lunga degli odierni scientisti.
Egli a tutti coloro che avrebbero letto il suo Vangelo, nell'ultima pagina, dice: "per incontrare e vedere il Risorto tornate in Galilea". L'espressione fatta dire da un messaggero ai discepoli del Nazareno è riferita a tutti coloro che -come i discepoli di allora che si trovavano a Gerusalemme- credenti e vogliosi di esserlo, desiderano vedere il Risorto, magari pensando di organizzare un pellegrinaggio al seguito di un prelato, in Israele.
La Galilea è la terra che l'evangelista descrive nel suo testo, sin dalle prime righe, nel primo capitolo. E' la terra indifferenziata da qualunque parte del pianeta, la terra in cui ciascuno di noi vive ogni giorno e dove si imbatte in difficoltà, problematiche, gioie, sofferenze, benessere, malattie, orgogli, invidie, cadute, amicizie, scontri, tradimenti ...
Marco invita con quella espressione intesa a ricominciare da capo la lettura del suo Vangelo a scoprire -ed avviene davvero rileggendo- a rendersi conto di non avere letto il romanzo di un personaggio sia pure importante e determinante della Storia dell'Occidente, e non solo di questa parte di mondo.
Rileggendo -in effetti- si incontra davvero il Risorto, il Rinato, l'Uomo Nuovo.
Nostro proposito è di smentire chi ritiene che nel terzo millennio i segni, i simboli non servono.
Ci serviranno due o tre post ancora e siamo convinti, che lo "scettico" che ha osato dire qualcosa di poco ammirevole sul rito della benedizione delle acque, nelle Parrocchie dell'Eparchia, cambierà convincimento.
Continueremo a commentare
il primo capitolo (solo il primo) del Vangelo,
del Messaggio, di Marco
Nessun commento:
Posta un commento