Di seguito riportiamo il testo della petizione popolare la cui sottoscrizione si concluderà in serata.
A Sua Em. Rev.ma mons. Tarcisio BertoneSegreterio di Stato c/o Segreteria di Stato Vaticana – Città del Vaticano
A Sua Em. Rev.ma mons. Leonardo Sandri
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali - Via della Conciliazione – Roma
A Sua Ecc. Rev.ma mons. Pio Tamburrino Arcivescovo di Foggia e Delegato Pontificio per l’Eparchia di Piana Degli Albanesi - Palazzo arcivescovile – Foggia
A Sua Ecc. Rev.ma mons. Sotir Ferrara
Eparca di Piana degli Albanesi - Palazzo vescovile – Piana degli Albanesi
Eminenze ed Eccellenze Rev.me,
siamo un gruppo di fedeli laici, di rito greco e latino, del Comune di Contessa Entellina, un piccolo centro dell’Eparchia di Piana degli Albanesi. Scriviamo alle Eminenze ed Eccellenze Vostre indignati e mortificati per le tristi vicende a cui stiamo assistendo. Da anni, infatti, subiamo angherie e soprusi da parte del parroco latino, Don Mario Bellanca, che calpesta la nostra storia e le nostre tradizioni. Abbiamo segnalato il tutto al nostro Vescovo, al Delegato pontificio mons. Tamburrino, alla Congregazione per le Chiese orientali ma nulla è stato ancora di concreto fatto per riportare la serenità e la giustizia nella nostra comunità paesana. Speravamo che con la nomina del Delegato Pontificio tale situazione potesse trovare soluzione, ma con la morte nel cuore costatiamo che è stata compiuta una grave ingiustizia. Veniamo, infatti, a conoscenza che il nostro sacerdote papàs Nicola Cuccia è stato trasferito dalla parrocchia SS Annunziata e S. Nicolò di Contessa alla parrocchia greca di Palazzo Adriano. La suddetta decisione all’esterno può essere letta come una corresponsabilità da parte dello stesso nel deterioramento dei rapporti religiosi a Contessa. Tale interpretazione è contraria alla verità. In più di venti anni di attività apostolica a Contessa, papàs Nicola ha sempre svolto la sua missione con grande zelo e badando esclusivamente al bene delle anime. Non ha mai guardato il rito di appartenenza della gente che bussava alla sua porta e si è sempre prodigato per la nostra comunità con grande amore. Egli è un punto di riferimento per il paese non solo dal punto di vista religioso ma anche da quello sociale e culturale. La sua unica colpa, evidentemente grave per subire una tale sorte, è quella di avere difeso il rito bizantino e secoli di storia e di tradizioni paesane, continuando a svolgere e a portare avanti il patrimonio che lui stesso ha ricevuto dai suoi predecessori. Alle azioni provocatorie di Don Mario Bellanca ha risposto con silenzio, preghiera e obbedienza, insegnando a noi fedeli ad essere veri cristiani anche in questi momenti bui. Il suo trasferimento è dunque ingiusto e non supportato da alcuna esigenza pastorale, ma sembra dettato dalla “necessità” di rinunciare ad un atto concreto di giustizia accomunando nella stessa punizione il colpevole e la vittima, il provocatore ed il provocato, il difensore delle tradizioni ed il sovvertitore delle stesse. A nostro avviso, infatti, la giustizia non può essere esercitata né in modo sommario né con decisioni falsamente equitative che nel tentativo di non scontentare nessuno finiscano col provocare danni irreversibili all’intera comunità. Cosa ancora più grave se si sottrae alla stessa uno dei pochi animatori della presenza religiosa bizantina e linguistica arbereshe.
Ci rivolgiamo alle Eminenze ed Eccellenze Vostre chiedendo che venga rivista la decisione del trasferimento per vedere ancora papàs Nicola operare nel nostro paese, continuando a tenere per mano, come ha sempre fatto, nel loro percorso i nostri bambini, i nostri giovani, le nostre famiglie ed i nostri anziani.
Siamo fiduciosi nel fatto che la nostra voce possa essere ascoltata, che la situazione possa essere riconsiderata e che le particolarità delle minoranze religiose possano ancora continuare a trovare spazio nella Chiesa Cattolica, se nostro malgrado dovessimo costatare che ciò non fosse più possibile ci comporteremmo di conseguenza.
Firme ...
Non sono contessioto ma frequento, da oltre trent’anni, questo paese e avendo sposato una contessiota, nel rispetto delle sue tradizioni, ho felicemente contratto matrimonio con il suo rito greco.
RispondiEliminaDa non credersi tanto è inverosimile quello che sta accadendo. Sembra una beffa.
Chi viene a stravolgere, con una proverbiale arroganza, le tradizioni religiose di un Paese, rimane e chi, invece, con umiltà, esercitando la sola sua missione ecclesiastica, cerca di preservare e custodire la ricchezza di quegli estremi storici e culturali di epoche molto remote, viene cacciato via.
Tutta la mia famiglia è costernata e delusa da quanto è accaduto e sta continuando ad accadere. Non possiamo non esimerci dall’esternare vibrato dissenso a questa discutibile decisione.
Trasferire un sacerdote, come Padre Nicolino, un sacerdote che per le sue decantate doti ha sicuramente portato lustro alla locale comunità religiosa, per essersi dimostrato contrariato e aver voluto fermamente mantenere integre le secolari tradizioni di un Paese, è davvero un inconcepibile paradosso.
G. Polizzi