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giovedì 15 luglio 2010

Uno, .... due .... e tre - Questi signori che lasciano il governo .... sono sempre stati come sono ... o sono diventati ciò che sono stando al Governo ?

Claudio Scajola, Aldo Bracher, Nicola Closentino, Guido Bertolaso etc. etc.
La fuga dai posti di responsabilità di tanti signori (che a quanto pare tanto 'signori' non sono) cominciò qualche mese fa con la rovinosa uscita di scena del senatore Nicola Di Girolamo, poi seguì quella del ministro alle Attività Produttive Claudio Scajola, quella ancora del ministro (di cui non si è capito a cosa fosse ministro) Aldo Brancher e quella del sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino.  Si tratta di dimissioni che sono arrivate dopo settimane di pressing, negazioni di verità evidenti a tutti tranne che ai diretti interessati, di richieste della magistratura, della politica e dei giornali.
1) Il senatore Di Girolamo era finito in una inchiesta di fondi neri, 'ndrangheta e voto di scambio, ma già finito a giudizio della giunta del senato perchè non eleggibile nel seggio estero in cui era candidato ma non residente. Nel settembre scorso il Senato negò l'arresto richiesto dalla magistratura per falsa attestazione. A marzo vennero fuori le intercettazionio in cui il faccendiere Gennaro Mokbel, coinvolto con lui nell'operazionme sulle "truffe carosello", gli diceva a brutto muso: "Tu sei uno schiavo mio, per me conti come il portiere". Di Girolamo, dopo la pubblicazione di queste intercettazioni dovette andarsene.
2) Toccò poi al ministro Claudio Scajola. Eravamo in maggio. Anche in questa occasione furono ancora i giornali a dare risalto ad una situazione poco chiara: assegni circolari per l'acquisto di una casa a Roma, vista sul Colosseo. L'ex ministro non riuscì ad essere convincente mentre prometteva di volerci vedere chiaro su chi avesse mai pagato parte di quella casa. E dovette dimettersi da Ministro, non da parlamentare.
3) Aldo Brancher invece durò ministro talmente poco, tra la metà di giugno e l'inizio di luglio che non riuscì nemmeno a capire che deleghe gli avessero date. Nel cortocircuito che ne seguì, l'ex sottosegretario indagato a Milano per la vicenda della Banca Popolare di Fioroni, finì per dare le proprie dimissioni nell'aula sbagliata: quella del tribunale milanese. Prima, però, ebbe modo di commettere un paio di errori politici non di poco conto, dall'usurpazione di un "legittimo impedimento", invocato a poche ore dalla nomina per pararsi dal processo che provocò una nota del Quirinale che ne sbugiardava le mosse, alla spiegazione che l'Italia ce l'avesse con lui per la sconfitta della nazionale di calcio ai Mondiali.
4) Furono le ultime dimissioni dal governo prima di quelle di Cosentino (anche quelle invocate per mesi e impermeabili anche a una richiesta di arresto per camorra).
5) Ormai, a seguire il verbo del premier Berlusconi, sono rimasti in pochi. Uno è Guido Bertolaso. Il capo della protezione civile, rimasto imbigliato nelle indagini sulla cricca e sui rapporti poco chiari con l'imprenditore Diego Anemone. Egli finora è riuscito a rinviare le dimissioni, che prima o dopo arriveranno.
6) E' inutile chiedere un passo indietro a Marcello Dell'Utri, sette anni  per concorso esterno in associazione mafiosa.
7) Ancora c'è Denis Verdini e ..... .... La partita è aperta, non sappiamo se e quando finirà.
Tutta questa gente prima di essere messa in lista da Berlusconi era onesta ? E la domanda più intetressante è: chi li ha messi in lista e li ha portati in Parlamento, al Governo, li ha scelti perchè erano onesti .... o perchè .... ?

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