a cura di Giuseppe Caruso
Questa domenica settima di Matteo ci propone la meditazione di due miracoli di Gesù. La guarigione di due ciechi e l’esorcismo di un indemoniato. Vediamo di cogliere però, al di là del racconto prodigioso dei miracoli, cosa essi vogliano dirci e quale è il loro valore per noi oggi. Nel primo miracolo due ciechi si rivolgono a Gesù, chiedendo la guarigione, con il titolo “Figlio di Davide”. Esso è un titolo messianico comunemente accolto dal giudaismo e di cui Matteo ha particolarmente sottolineato l’applicazione a Gesù, visto anche che scrive questo Vangelo appositamente per i cristiani provenienti dalla religione ebraica. Gesù ha accettato questo titolo solo con riserva, potremmo dire, perché implicava una concezione troppo umana del Messia e gli ha preferito il titolo misterioso di Figlio dell’uomo. Perché i due si rivolgono allora al Figlio di Davide per chiedere la guarigione? Davide non era un guaritore ma Salomone, suo figlio, era considerato al tempo del Vangelo, come dotato di questo potere. Gesù risponde ai due con una domanda: “Credete che io possa fare questo?” La domanda è rivolta a noi. Crediamo che Cristo, Luce vera del mondo, Luce che ha dissipato le tenebre dell’errore e dell’ignoranza, possa aprire i nostri occhi interiori, possa donarci uno sguardo di fede, capace di scorgere negli eventi umani la misteriosa mano di Dio? Tale capacità è posseduta dai profeti e dovrebbe essere posseduta da noi che con il Battesimo abbiamo ricevuto il triplice munus (dono) regale, sacerdotale e profetico. La conseguenza del poter riconoscere in Cristo la Luce vera che illumina ogni uomo (cfr Gv 1,9) è quella di saperlo testimoniare a annunciare sia con le parole sia con la nostra vita. Il secondo miracolo, infatti, è proprio la guarigione di un indemoniato affetto da un demone che lo rendeva muto, incapace di annunziare le meraviglie del Signore. L’ultimo versetto del Vangelo poi ci mostra il Signore impegnato in questa intensa missione evangelizzatrice: “Gesù percorreva tutte le città e i villaggi…” Ancora oggi il Signore percorre le nostre strade, bisogna solo saperLo riconoscere: forse si trova nel povero che ci tende la mano, forse in tanti (o pochi) uomini di Dio, sacerdoti, consacrati, laici, che nel loro piccolo cercano di annunziare e instaurare il regno di Dio sulla terra. A noi dunque il compito di chiedere a Gesù di illuminare i nostri occhi spirituali, di saperLo annunziare e riconoscere nei fratelli, di essere veramente cristiani nella nostra vita quotidiana.
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