La sede episcopale di Piana, stando alle voci che si rincorrono fra i fedeli, mostra segni di vitalità, dopo un lunghissimo periodo di immobilismo.
A Contessa Entellina, come a Palazzo Adriano e Mezzojuso, si dà per scontato un ampio e innovativo spostamento di parroci, il cui piano sarebbe stato predisposto dal Delegato Pontificio ed è di prossima attuazione.
Noi non sappiamo se il declino in cui versa l’Eparchia sia conseguenza del mancato spostamento di sede dei parroci, né vogliamo intrometterci in questioni dove la nostra esperienza è scarsa.
Da profani riteniamo comunque che fare interrompere un disegno, un progetto, un’attività bene impostata da un parroco non sempre è la migliore soluzione in questi tempi difficili che esistono nel rapporto fra il “mondo” e la “chiesa”. Chi scrive ricorda che alcuni decenni fa le chiese di Contessa erano sempre vuote. Oggi la Chiesa greca, la domenica, è sempre gremita di gente sia nella liturgia delle 9,oo che delle 11,30. La Chiesa di Piano Cavaliere, la domenica alle 10,oo, è pure essa piena quasi fino all’esterno. Lo stesso accade nella Chiesa della Madonna della Favara, i cui banchi vengono occupati quasi tutti nel corso delle celebrazioni domenicali. Sarà che anche a Contessa è arrivato il risveglio dello Spirito di cui si parla da qualche anno, tuttavia ci deve pur essere stato un merito di qualcuno in questo ritorno alla Fede. Allora ci chiediamo: si è certi che per risolvere i problemi di direzione, conduzione, dell’Eparchia si devono far ruotare, alla cieca, i parroci ?
La questione che da qualche tempo avvelena la pacifica convivenza fra i fedeli di Contessa non dipende -come qualcuno vuol lasciare intendere- dai pessimi rapporti fra i due parroci. No ! E' una invenzione.
Esiste invece un problema di impreparazione, di mancata percezione da parte di Padre Mario Bellanca della sua missione. Egli è stato fatto prete e immediatamente parroco a tamburo battente senza che gli fosse spiegata la differenza fra greco-cattolici e latini-cattolici. Egli pensa che si tratti di fedeli di religioni diverse e conseguentemente chiude la porta della Chiesa (che ritiene sua) ai bastardi greci. Nel nominarlo, senza perdere tempo, sacerdote e parroco qualcuno si è dimenticato di istruirlo sulla natura e sulla sostanza dell’Eparchia di Piana degli Albanesi. In seminario qualcun altro si è scordato di spiegargli che i seguaci di Cristo, per poter essere individuati, non devono usare l’arroganza e la prepotenza (per non dire la villanaggine nel chiudere i portoni in faccia) ma l’amore e la disponibilità “da questo capiranno che siete miei discepoli”.
Se il caso “Contessa” è la ciliegina che ha indotto la Santa Sede a nominare il Delegato Pontificio, suggeriamo noi che (per questo caso) la soluzione ottimale esiste: si mandi padre Mario Bellanca a frequentare ulteriormente il seminario per altri cinque anni.
Le rotazioni non sono la soluzione, sono un modo per nascondere agli occhi esterni le manchevolezze di chi non ha retto, (non ha saputo, non ha voluto ?) l’Eparchia.
Se poi un suggerimento ci è consentito dare al Delegato Pontificio (che comunque conosce molto meglio di noi la situazione, e le cui decisioni accoglieremo perché provengono da fonte autorevole) è quello di reimpostare il perché, il motivo di esistere dell’Eparchia. Questo è il vero problema. Chi avrebbe dovuto tenere vivo il “Senso di tutto”, temiamo che in realtà l’abbia da parecchio tempo sotterrato per accontentarsi del grigiore burocratico.
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