Abbiamo sete di acqua
e di buon governo
Viviamo in un Paese, l'Italia, che ha sviluppato una delle
civiltà più longeve della storia: strade e acquedotti fino a qualche decennio fa
costituivano:
-strumenti di penetrazione nel territorio lontano dagli sbocchi
importanti,
-strumenti di governo dell’economia e di crescita sociale delle popolazioni lontane
dalle città,
-strumenti degli scambi e di valorizzazione culturali delle popolazioni che erano state tenute lontane dalla crescita umana.
Diciamolo con convinzione: l'Italia dagli anni sessanta agli anni novanta del Novecento è
cresciuta ed è divenuta la quinta potenza economica del pianeta, superando il
pil della stessa Gran Bretagna nel periodo vituperato craxiano.
Oggi il Paese è al decimo posto e corre precipitosamente verso il dodicesimo. Durante il primo centro-sinistra i partiti rubavano per se stessi; oggi i politici rubano per casa propria.
Vedere oggi una classe dirigente, che le statistiche ufficiali mondiali
collocano fra le più corrotte del mondo occidentale, cosi poca attenta persino
a una risorsa vitale come l’acqua è segno non solo di scarsa lungimiranza ma
di incompetenza assoluta: lo spreco di un bene così essenziale determina uno
dei deficit più preoccupanti che quotidianamente accumuliamo senza rendercene
conto.
E' necessario combattere con leggi adeguate e accordi
internazionali le cattive abitudini della modernità che si manifestano
attraverso l’enorme quantità di gas nocivi rilasciati nell’atmosfera; il clima
è velocemente cambiato negli ultimi venti anni perché altrettanto velocemente
sono cambiate la società e le sue abitudini. Fino agli anni '80 a Milano esisteva la nebbia; oggi i giovani -a Milano- non sanno cosa sia la nebbia.
Contemporaneamente gli stati, i
governi, dovrebbero adeguare i propri sistemi idrici per ridurre gli sprechi di
acqua: se lo avessimo fatto nel passato mentre andavano cambiando le nostre
abitudini, forse oggi avremmo meno sete.
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