Cinquantuno province, città metropolitane comprese, invece delle ottantasei attuali. Il conteggio non comprende le province delle Regioni a Statuto Speciale.
Il riordino delle province diventerà operativo il primo gennaio del 2014. Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri che oggi ha dato il via libera al riordino delle province, provvedimento previsto nell’ambito della spending rewiev.
Il primo gennaio del 2013 decadranno le attuali giunte e a novembre del prossimo anno si voterà per eleggere i nuovi vertici. “Un processo irreversibile” così il ministro della funzione pubblica Filippo Patroni Griffi ha definito la riduzione delle province, spiegando che il governo “si è mosso tra spinte opposte: spinte al mantenimento dello status quo e spinte alla cancellazione totale”.
Venute meno le giunte provinciali, nella fase di transizione, sarà possibile per i presidenti delegare non più di tre consiglieri. Nel decreto il Governo ha inoltre confermato “il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche presso gli organi comunali e provinciali” e “l’abolizione degli assessorati”.
Il primo gennaio del 2014 diventeranno operative anche le città metropolitane, volute per sostituire le province dei maggiori poli urbani della penisola. Previste fin dal 1990, le città metropolitane con la Riforma del titolo V del 2001 sono state inserite anche nella Costituzione. Dal primo gennaio del 2014 dunque Bologna diverrà città metropolitana. Lo statuto del nuovo organismo verrà varato dalla Conferenza per la città metropolitana che riunisce i sindaci della provincia e che si è insediata lo scorso 22 ottobre.
“Il riordino delle Province – hanno sottolineato in conferenza stampa a Palazzo Chigi i ministri Patroni Griffi e Cancellieri – è il primo tassello di una riforma più ampia nel cui ambito verranno riorganizzati gli uffici territoriali di governo tra cui prefetture, questure e motorizzazione civile”. Solo al termine della fase di riordino, ha sottolineato Patroni Griffi, “potremo calcolare nello specifico i risparmi effettivi che l’intera riforma produrrà”.
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