Qui in questa terra saccheggiata dai politicanti piu' parassiti del mondo si vota il 28 Ottobre, fra tre giorni, per eleggere governatore e deputati del parlamento più antico e piu' costoso al mondo conosciuto.
Qui la campagna elettorale 2012, che una volta era una festa - allegre mangiate, piazze gremite, in attesa della vendemmia dei voti - oggi assomiglia ad una quaresima, ad una quaresima vera di quelle di tanti anni fa'. Facce lunghe, poche iniziative, cene nei ristoranti si' ma controllando che non si infiltrino "forconari" o "grillini" per spiare.
I giorni che mancano al voto scorrono come grani di un rosario. Ed i principali candidati non vedono l’ora che tutto questo finisca, anche perche' e' certo che dovranno presentarsi a Palazzo di Giustizia per spiegare se esista o meno una separazione contabile fra i loro portafogli personali e quello del "gruppo parlamentare" dell'Ars.
Hanno le idee chiare sui "discorsi vuoti" e non sanno spiegare cosa attende i siciliani dal primo dicembre prossimo.
La politica siciliana, oggi secondo molti osservatori, è una specie di palude, un Vietnam. Tutti divisi su tutto, e non c’è luogo in tutta l’isola dove ci sia al governo una delle coalizioni che poi gli elettori troveranno nella scheda elettorale.
E per i candidati bisogna pensarci due, tre volte, prima di stringere una mano. In lista ci sono 32 indagati o persone che hanno a che fare con la Giustizia.
C'e' gente che e' stata inserita nelle liste di Micciche' e che pero' invita a votare per Crocetta. Esistono finti amici che pero' sono veri nemici.
Queste elezioni sono specchio del modo "mafiosissimo" di vivere in Sicilia. Sono con te e sono con l'altro.
Tutti i candidati a "governatore" puntano, a parole, sulla legalità, sulla questione morale, poi quando qualcuno gli fa presente i candidati con troppi se e troppi ma presenti nelle loro liste, glissano.
Mancano pochi giorni al voto, e di big se ne vedono pochi. Dopo il ciclone Grillo sono fuggiti tutti dalle piazze. La campagna elettorale si è fatta nei teatri, nei cinema, soprattutto nei bar. Il candidato offre l’aperitivo ma in pubblico non parla. Fa conferenze stampa con i giornalisti, ma evita i comizi. La piazza fa paura. Hanno fatto il giro del mondo le immagini di Miccichè che parlava in una piazza deserta, vicino Caltanissetta; Crocetta è stato contestato a suon di fischi pure nella sua Gela. Musumeci avrà fatto decine di chilometri: in ogni città in cui è stato ha preferito la passeggiata per il corso rispetto al comizio.
Raffaele Lombardo, il governatore uscente invischiato in questioni di mafia, non c’è, in questa sfida, ma c’è il figliolo. Toti si chiama, il rampollo candidato all’Ars nella lista del Partito dei Siciliani di papà, nel collegio di Catania.
Lombardo non c’è, o forse si. In fin dei conti, è stato il suo partito, questa estate a chiedere al Pdl di candidare Nello Musumeci “per ricompattare il centrodestra”, salvo poi presentarsi lo stesso con Miccichè.
Ed è stato lui, Lombardo, ad incoraggiare ad inizio dell’anno il Pd, quando i democratici erano alleati di governo: “Crocetta potrebbe essere un ottimo candidato”. Sembra che ci sia la sua regia dietro tutta questa campagna elettorale. Egli gioca con i suoi amici infilati nelle liste di Musumeci, in quelle di Micciche' ed in quelle di Crocetta l'antimafioso. Per questa ragione i nostri politicanti sono così malinconici e vivono la loro quaresima: sanno di recitare una parte assegnata loro da Don Raffaele.
Chiunque vinca domenica sa che da lunedì in poi, per governare, avrà bisogno ancora degli uomini, dei numeri, dei consigli (molto interessati) di Don Raffaele Lombardo.
Solo noi siciliani siamo capaci di tanti imbrogli.
Altro che trasparenza ! !
Nessun commento:
Posta un commento