lA SICILIA E LA SUA ECONOMIA
La Sicilia con il prodotto interno lordo che non cresce e la mancanza di investimenti da parte delle aziende continua a vivere un forte affanno.
Un recente studio congiunturale traccia una previsione su tutto il 2011 e annuncia una crescita del Pil di appena l'1,1% rispetto al 2010.
A questa crescita lenta si aggiunge un rallentamento degli investimenti in macchinari e attrezzature operati dalle aziende (+2%).
Cattive notizie anche dall'approfondimento dedicato alle conseguenze della crisi sulle imprese: la base produttiva siciliana conta oggi quasi 480 mila aziende, prevalentemente di piccole dimensioni, e il loro numero è in costante diminuzione per effetto della crisi.
Dal 2007 si sono perse circa 16mila aziende. Andiamo verso un futuro ancora più nero, mentre la crisi accentua la forbice tra ricchi e poveri.
Sul fronte della disoccupazione, le previsioni il 2011 parlano di un tasso che si attesterà sul 13,7% (un punto percentuale in meno rispetto a quel 14,7% decretato da Bankitalia per il 2010).
Le uniche note positive arrivano dal turismo e dalle esportazioni. Arrivi e presenze nell'Isola risultano in aumento rispettivamente dello 0,86% (oltre quattro milioni) e del 5,03% (quasi 14 milioni). Dal punto di vista della domanda turistica, inoltre, si registra nel complesso un allungamento della permanenza media e una tendenza alla destagionalizzazione dei flussi. Perdono appeal le grandi strutture alberghiere, a favore delle strutture complementari come agriturismo e bed and breakfast. Il quadro sull'export parla di una "buona vivacità" negli scambi con l'estero, al netto dei prodotti petroliferi: bene i prodotti agricoli e alimentari, che segneranno una crescita compresa tra il 10 e il 20%. Boom per i prodotti chimici di trasformazione industriale (+30,8%).
Al di là di queste poche buone notizie, lo scenario resta fortemente critico e l'assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi, non lo nasconde: "Si tratta di dati allarmanti - ammette -. Da dieci anni nella nostra regione si continua a non produrre e l'unica grande azienda è la pubblica amministrazione. E' necessario innescare meccanismi virtuosi. Troppe risorse sono state sprecate - aggiunge - e il nostro ritardo strutturale è di 40 anni: l'80% delle nostre aziende ha un fatturato inferiore ai centomila euro annui". Da Venturi, infine, arriva una sferzata ai siciliani: "Non stiano fermi ad aspettare il posto pubblico, si costruiscano da soli il proprio futuro".
peccato, forse sono l'unica azieda dell'agroalimentare siciliano che non rientra nella crescita .....!! (Nino)
RispondiEliminaIn effetti il quadro generale siciliano è fortemente negativo. Solo l'export del settore vitivinicolo sta tirando in questa fase.
RispondiEliminaIo non conosco se l'Entellano ha già intrapreso la via dell'esportazione all'estero.
Al momento -comunque- sembra sia questa la via: il governo russo in questi giorni ha addirittura imposto elevate barriere daziarie per cercare di arginare l'invasione di quel vasto territorio dei vini italiani.
Solo ai vini italiani è stato applicato questo trattamento, segno che l'esport italiano aveva raggiunto livelli preoccupanti per la bilancia dei pagamenti di quel paese.
Comunque non bisogna disperare: il settore vitivinicolo se combinato con la "qualità", come è il caso dell'Entellano, secondo i rilevamenti congiunturali degli ultimi mesi ha un trend positivo.
Auguri.
Mimmo