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venerdì 8 luglio 2011

Il Sol dell'Avvenire non si è avverato, il futuro si proietta fosco

Il governo di Berlusconi sarà ricordato a metà di questo secolo da quei giovani che adesso cominciano a lavorare ed andranno in pensione dopo 40 anni di servizio. Sono giovani che oggi non si occupano di politica e ancor meno di "proiezioni statistiche". Fra 40 anni apprenderanno che la loro pensione da "fame" è frutto della riforma alle pensioni, su cui ha messo mano recentemente Berlusconi.
I giovani che adesso iniziano a lavorare, andranno in pensione con meno di 1.000 euro al mese (euro che fra 40 anni saranno svalutatissimi), meno dello stipendio di inizio carriera.
Il quadro è quello tracciato dai risultati del primo anno del progetto «Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali» di Censis e Unipol:
 il 42% dei giovani, tra i 25 e i 34 anni, lavoratori dipendenti di oggi - dice - andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese.
«Sono proiezioni molto opinali», commenta il ministro Maurizio Sacconi, secondo cui è difficile «divinare percorsi lavorativi complessi, che credo neanche la zingara sarebbe in grado di disegnarci».

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