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venerdì 15 ottobre 2010

Non abbiamo notizie di Mons. Tamburrino

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Stiamo arrivando alla giornata dell’addio a padre Mario Bellanca (quanto meno nella veste di Parroco) in condizioni di sofferenza, stanchezza e avvilimento.
  Lo stillicidio di annunci, provvedimenti, ricorsi, prese di posizione ci hanno fatto scoprire la Chiesa-istituzione come un organismo più complicato e burocratizzato della peggiore burocrazia borbonica.
  In pratica la burocrazia della regione Sicilia, quella che opera regnando Raffaele Lombardo, fa la figura dell’apparato efficace, efficiente ed economico anche se per evadere una pratica, spesso con esito negativo, impiega tre/quattro anni grazie alla raccomandazione fatta proporre da un assessore di Piano Cavaliere, che la sottopone al segretario del segretario dell’onorevole Mazzaetta il quale la sottopone al segretario del segretario del capo di gabinetto dell’assessore Inutile il quale dopo tre mesi fa conoscere che la pratica oggetto della raccomandazione si è smarrita nell’Ispettorato di via Millebuchi durante il cambio di dirigente intervenuto col passaggio dal Lombarto-ottavo al Lombardo-nono.
  E’ stato facilissimo per Mons. Tamburrino, il superman inviato dalla Curia Romana per addrizzare la schiena a chi verosimilmente non ce l’ha mai avuta, punire un innocente trasferendolo a Palazzo Adriano. Quando ha dovuto affrontare un sacerdote che invece, come è suo diritto, piglia disposizioni (meglio dire si fa consigliare) dall’avvocato ha preferito ritirarsi in “ritiro” semestrale in un monastero benedettino, sperando che le cose si aggiustino da sé. Fra qualche tempo tornerà in Sicilia e cercherà, probabilmente, di trasferire un altro sacerdote raccomandatogli, evidenziatogli, da chi la sa lunga e ripartirà immediatamente senza avere letto le memorie ed i reclami che intanto l’avvocato ha inviato per evidenziare, come suo dovere professionale, le buone ragione dell’assistito, che, secondo lo stesso avvocato possono pure essere testimoniate dallo stato di perfetta comunione fra l’assistito e papas Borzi.
  Un anziano sacerdote ci ha fatto osservare che il “diavolo” è in azione e che in questi ultimi tempi tiene sotto tiro soprattutto i sacerdoti. Il sant’uomo ha indicato l’antidoto nella preghiera. Egli, dal punto di vista dei buoni credenti ha sicuramente ragione. Non abbiamo alcun dubbio che il male è in mezzo a noi e convive con noi dall’origine del mondo, poco dopo la fine dell'Eden. Se non andiamo errati, però, il Nazzareno accanto alla missione “misteriosa” affidatagli dal Padre per salvare il mondo dal male (morire sulla Croce) ha condotto in terra una coraggiosa lotta contro il ‘Potere’ dell’epoca (il Sinetrio, organo politico-religioso) e dal punto di vista umano è stato crocifisso proprio per avere contestato -senza se e senza ma- quel potere lontano dalla sua visione di giustizia, verità e amore.
  Se è vero che la Chiesa non è solo quella istituzionale (Curia Romana, Delegati Pontifici che si muovono da Roma, con dispendio di tempo-denaro-esperienze per trasferire i pochi sacerdoti “credenti”, che si sarebbero spostati senza la necessità di formalizzare decreti) ma quella dell’Assemblea dei credenti sarebbe bene oltre che pregare, e pregare tanto (possibilmente senza la necessità delle 'veggenti'), anche proclamare, senza l'uso del linguaggio curiale, ad alta voce la verità e la giustizia sempre, ogni giorno, perché siano perseguite.
  Non è accettabile che da tre anni i "contessioti" siano stati trattati, dalla Curia, come sono stati trattati e che, per sopramisura siano stati privati della loro guida (papas Nicola Cuccia) solo perchè Mons. Tamburrino potesse realizzare i suoi sogni.

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