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giovedì 16 dicembre 2021

Vocabolario del feudo. Quando a Contessa pochi vivevano e tanti sopravvivevano

Sembra che la sopportabilita'  umana

sull'essere contadini sia giunta al limite estremo.

Elio Vittorini

 Il modello di vita, di lavoro e di pensiero di tipo feudale/contadino nell'area di Contessa Entellina, e più in generale della Valle del Belice, venne meno, può sembrare strano, ma è avvenuto, contestualmente agli eventi sismici che hanno scosso gran parte della Sicilia Occidentale.

 I processi lavorativi, agricoli (in particolare), che si erano mantenuti inalterati per millenni non hanno goduto -purtroppo- della sufficiente possibilità di essere  stati adeguatamente documentati e riportati conseguentemente  alla memoria dell'attuale terzo millennio. Le stesse documentazioni  fotografiche che in qualche modo per quanto riguarda Contessa riempiono alcuni vuoti sono tuttavia lontane dal dare sufficienti cognizioni. Qualche decennio fa fu organizzata nell'edificio Scuola Elementare (via Palermo) una significativa mostra, ma quell'iniziativa non poteva riempire di significato  la vasta realtà contadina.

 Chi volesse farsi una idea -sia pure vaga- del mondo e della condizione feudale potrebbe  iniziare col visitare o comunque col conoscere il "Ciclo del pane di Gianbecchina", il noto pittore della vicina Sambuca di Sicilia che in una lunga serie di tele (dagli anni cinquanta agli ottanta del Novecento) ha "testimoniato quanta fatica, nel corso delle stagioni, sia costato "il pane quotidiano agli uomini della terra". Potrebbe inoltre visitare i tanti centri (a modo di museo) di raccolta di attrezzi agricoli dei tempi andati che insistono in ogni paese, Contessa E. compresa.

 Tuttavia, da quel -ormai lontano- mondo della terra la Storiografia locale non ha finora ottenuto molto, sia perché in quei secoli di insediamento degli arbereshe (Cinque, Sei, Settecento ) mancava a documentare il contesto sociale la fotografia e sia perché quando è stato possibile acquisire la documentazione trascritta, cartacea, di archivio, sulla gestione e amministrazione dei latifondi è mancata la sensibilità e la cultura di chi avrebbe dovuto e potuto attivarsi. Ricordo in proposito una interrogazione presentata -in tempi opportuni- da un consigliere ad un sindaco, il quale ritenne che non fosse affare suo intervenire per acquisire quel specifico  patrimonio di carte. Ci è pure capitato, a conferma che l'archivistica è poco amata, di imbatterci lungo lo stradale provinciale, da San Calogero in poi, in carte fatte volare da chi sa chi. 

 Il lavoro, i sacrifici degli antenati durante i duri sacrifici feudali vanno e meritano invece di essere "immortalati" nei documenti che verosimilmente è ancora possibile recuperare. Perchè le generazione attuali capiscano ed abbiano consapevolezza su cosa è stata la vita degli antenati, è grandemente desiderabile e necessario. La consapevolezza storica contribuisce infatti a forgiare coscienze e ad alimentare  senso civico su cosa significhi essere  "cittadini"; cittadini piuttosto che "clienti" dei politicanti, versante a cui sempre più propende la società meridionale.

È chiaro che continuando a trasmettere avversione verso la Storia del passato  non capiremo, non studieremo mai il contesto entro cui vivevano gli antenati e confermeremo la sensazione che essi vivessero semplicemente per alimentare avversione fra greci e latini.

Su questa pagina contiamo di diffondere l'amore per la Storia e per la vita sociale ed economica dei secoli passati, che inevitabilmente ci fa pure aprire gli occhi sul quadro civico e politico dei nostri giorni. 

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