reca ai seggi elettorali
Nel terzo millennio la disaffezione ai seggi qualcosa deve pur significare. Dai colloqui con alcuni conoscenti che non si recano a votare da almeno un ventennio (così mi hanno detto), risulterebbe che la sfiducia nei confronti delle consultazioni locali è connessa alla constatazione che “tanto chi vince o perde, nessuno farà niente per migliorare la disastrata viabilità ...delle aree interne”.
Per quanto riguarda le consultazioni regionali e/o quelle politiche l’ulteriore motivazioni a supporto del non voto, più frequente risulta essere che “Tanto tutti i partiti sono uguali! … Litigano, ma nessun partito si impegna per portare lavoro …”.
Ciò spiega la disaffezione?
Esiste sicuramente, anche nelle nostre zone, il populismo diffuso (in sintesi: quell’atteggiamento e quella prassi che mira a rappresentare il popolo e le grandi masse esaltandone valori, desideri, frustrazioni e sentimenti collettivi o popolari, che sarebbero però tutti disattesi e addirittura contrastati dai partiti a struttura nazionale).
Prescindendo dal quadro del meridione italiano, dove il clientelismo ha sempre trainato parte, se non gran parte, del corpo elettorale, adesso apprendiamo che il populismo americano con Trump fa il suo ingresso alla Casa Bianca. Ed i giornali ci fanno sapere che con la riconquista della Casa Bianca il populismo (=l’anti-politica) si proietta sempre di più sul mondo. Come? con i Partiti personali; ed ancora … con i leader che assumono atteggiamenti carismatici sta accadendo che i partiti italiani -chi più e chi meno- hanno azzerato il pluralismo al loro interno. Decenni fa all’interno di tutti i partiti italiani esistevano le correnti e le minoranze interne alimentavano dibattiti, riflessioni e punti di vista vari. Ai nostri giorni i partiti, dal centro alle periferie, sembrano tutti essere proprietà private di singoli personaggi.
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