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lunedì 15 aprile 2019

Celibato del clero. La pedofilia non ha nulla a che spartire con la rivoluzione culturale del '68

Sono numerose le reazioni all'intervento del Papa emerito Ratzinger sul collasso morale della Chiesa e le conseguenze che su di essa ha avuto la rivoluzione culturale del 1968.

I media dedicano in questi giorni lunghi servizi e pagine su pagine di commenti alla pedofilia clericale dei nostri giorni,  pigliando spunto dalla recente diffusione  del saggio scritto da papa Ratzinger, che attribuisce l'escandescenza del fenomeno alla rivoluzione culturale del '68.
Pedofilia diffusa in numerose diocesi cattoliche di tutti i continenti e che probabilmente il '68 ha messo maggiormente in luce ma che nella Chiesa Romana ha radici ben più lontane, forse nei secoli.
Una commissione dell’ONU a difesa dei diritti dei bambini, già cinque anni fa aveva censurato il comportamento del Vaticano sulla problematica intrattenuta nel corso degli anni e dei decenni. 
Ai vertici della Chiesa cattolica – in particolare, il cardinale australiano George Pell – pochi anni fa aveva identificato nel celibato obbligatorio dei preti la causa della pedofilia clericale.
La Chiesa cattolica romana -l sappamo tutti- è oggi, nel terzo millennio, una monarchia medievale maschile dove non esiste dibattito franco ed aperto, e  -come dice qualcuno- dove regna verso il mondo esterno l'ipocrisia. 

I vescovi e i cardinali rispondono del loro operato solo al papa; nessun di loro accetta il comfronto "pari" con i credenti o con i residenti nella diocesi.
Essi sono isolati rispetto alle influenze esterne e a quelle provenienti dal basso. Il concetto di trasparenza nell'ambito clericale è sconosciuto. Ecco perchè riteniamo -col dovuto rispetto- non appropriata l'analisi di Ratzinger-.

Vito Mancuso, teologo laico, scrive a proposito delle Note diffuse pochi giorni fa da Ratzingher: "547 sono i bambini vittime di abusi sessuali e violenza nel coro di Ratisbona (in cui operava il fratello Georg) e i primi episodi risalgono al 1945. Non 1968, ma 1945! E così ovunque nel mondo. La tesi di Ratzinger che collega la pedofilia del clero al 68 è palesemente infondata".

Secondo la concezione cattolico-romana i preti non possono sposarsi perché questa è la tradizione. Eppure a cominciare dal primo papa in assoluto, San Pietro, abbiamo notizia (dal Vangelo) che era sposato. 
La Storia racconta pure di pontefici romani con mogli e pure conviventi con amanti. 
Il celibato fu istituito (dalla Chiesa Romana) nel XII secolo in modo tale da non fare ereditare i beni della Chiesa a mogli e figli del clero, 
Nasce da qui -secondo molti-  la frattura tra mondo laico e religioso.
Ben diversa è la situazine nella Chiesa Orientale dove il candidato prete è libero di decidere se prendere moglie o se svolgere la missione da celibe. E noi arbëreshe di Sicilia sappiamo bene come nelle nostre chiese preferiamo avere sacerdoti sposati, che sanno conoscere e sanno dialogare con il corpo sociale comunitario.

Ratzinger resta -ai nostri occhi- sicuramente un fine teologo, ma sulle cause della pedofilia ha omesso nel suo recente saggio di centrare le vere cause della pedofilia diffusa nella Chiesa: 
a) il celibato del clero 
e b) l'assoluta carenza di trasparenza nell'azione dei prelati che piuttosto che raccordarsi con le comuntà riferiscono al Vaticano.

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