Le persone che vivono in un paese diverso da quello in cui sono nate sono circa 244 milioni, lo si legge sul rapprto della International Organization for Migrations.
Facendo un calcolo pare che almeno un essere umano su trenta nel corso della vita cambia Paese.
Leggendo il rapporto, seppure non integralmente, mi è venuto in mente a riflessione secnd cui nel mio paesino negli anni in cui frequentavo le scuole elementari eravamo poco più di 3,5mila abitanti. Oggi siamo -sulla carta- molto meno di 2mil (di fatto meno di 1,4mila).
Non tutti i miei paesani hanno cambiato Paese, in tanti si sono ricreata una vita nel Settentrione dell'Italia, altri a Palermo e un pò altrove nel resto dell'Italia.
Tantissimi degli oltre duemila abitanti che hanno lasciato Contessa Entellina che hanno creato famiglia e discendenti sono finiti in Germania, Usa, Australia, Canadà, Francia, Svizzera e Gran Bretagna.
Nella riflessione che più o meno frequentemente mi capita spesso di fare ho cercato di capire csa abbia spinto quei poco più di mille elettori del mio paesino che lo scorso anno (2018) hanno depositato nell'urna elettorale la scheda (in assoluta maggioranza) a favore dei due partiti "populisti" oggi al Governo della nazione.
Mi sono chiesto se i concittadini hanno votato in avversione a chi fino quella data ci ha pessimamente governato (dal Pd a Fi e loro alleati) oppure in favore del razzismo dilagante, nuovo approdo culturale di una cmunità sorta nel XIV secolo ad opera di profughi giunti qui dai Balcani.
E' certo che in tutti i luoghi pubblici molti compaesani (non tutti) lodano chi chiude i "porti", chi fa venire meno i sostegni a chi rischia la vita per attraversare il Mediterraneo e a chi stimola gli spiriti sovranisti piuttosto che la solidarietà nei confronti dell'intera "specie umana".
Questa massiccia avversione nei confronti del "diverso" capita in un piccolo centro dove oltre il 70% dei nativi e dei locali, da quando frequentavo la scuola elementare, ha cambiato Paese; dove il settanta per cento della gente qui nata -dagli anni cinquanta del Novecento- è emigrata in altri Paesi.
No; noi contessioti non siamo razzisti ! guai a dirlo.
I nostri parenti andati per il mondo avevano ed hanno il diritto di migliorare le condizionii di vita sia iin Patria che all'estero.
Chi invece oggi scappa dalla miseria, dalla guerra e dalle persecuzioni è bene che -qui da noi- trovi i porti chiusi !
Questo penso dei personaggi "populisti" locali, i cui figli e nipoti, -stranamente- vivono e lavorano all'estero.
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