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venerdì 17 settembre 2010

Se i greco-bizantini si fanno male fra loro il medico lo sceglie la Curia romana

Pontificale all'interno della Chiesa Bizantina di Palazzo Adriano
I Cattolici nel mondo

L’Universalità che li definisce -“cattolico” proviene dal greco ‘katholikòs’, “universale’- ingloba un’infinità di gruppi, di aggregazioni che stanno in comunione di fede e appartenenza. La Chiesa Cattolica che porta questo nome non è uno stampo uniforme, e ancor meno un ordine militare, una ONU dei credenti la cui capitale sarebbe situata a Roma. La chiesa Cattolica è la risultante di un insieme di comunità che globalmente danno vita ad una pluralità viva e organizzata. Le sensibilità dei cattolici, le loro modalità di appartenenza ed impegno, le loro espressioni e convinzioni sono tanto diverse quanto le culture d’origine, le scelte e gli itinerari personali. I greco-bizantini ed i romano-cattolici, per citare un esempio, sviluppatisi in contesti culturali e storici molto diversi, a parte le forzature romane in direzione della latinizzazione, hanno approcci diversi alla medesima Fede.
I Cattolici d’Oriente
Secondo dati non ufficiali i cattolico-orientali sarebbero dai dieci ai quindici milioni. Se il loro numero, rispetto al dato complessivo dei battezzati cattoliciu che è superiore al miliardo di persone, è modesto la loro importanza simbolica e politica è di parecchie volte superiore. Gli ambienti più ottusi della latinità (ma anche degli ortodossi che dispregiativamente li definiscono “uniati”) hanno sempre confidato che il vento della storia li avrebbe prima o dopo spazzato via. Tutti i loro avversari, annidati come detto nella latinità e nell’ortodossia più retrive, hanno sempre contato sulle divisioni di sempre che esistono al loro interno e fra le diverse etnie cattolico-orientali ed hanno pure contato sulla emigrazione che caratterizza queste comunità (diaspora) per debilitarli e ridurli all'inconsistenza.
La storia di queste comunità è sempre stata prestigiosa e la loro fede, come quella di tutte le minoranze del mondo, ha sempre avuto punte di radicalità.
I cattolico-orientali possiedono al loro interno tradizioni diverse. Esistono i cattolico-maroniti, insediati in Libano (circa i milione di unità), i copti-cattolici d’Egitto (circa 250.000), i cattolici-armeni (circa 600.000), i siro-cattolici (circa 100.000), i cattolico-melkiti (circa due milioni sparsi fra Libano, Siria, Giordania ed Israele), I cattolici-caldei (vivono in Iraq, in un contesto catastrofico per l’intolleranza che li circonda).
I cattolico-arbëreshë d’Italia oscillano fra le cinquantamila e le centomila unità (il divario dipende, per esempio, dal criterio che ammette o meno nel conteggio i battezzati nella parrocchia della Chiesa della Martorana, che sorge a Palermo).
A parte la Fede in Cristo salvatore degli uomini, comune a tutti i cristiani siano essi cattolici, protestanti ed ortodossi, la caratteristica dei Cattolici tutti è di attribuire al papa un ruolo privilegiato per la missione di fede. In questa specificità attribuita al papa si riconoscono pure tutti i cattolico-orientali, che tuttavia all’interno della Curia Romana vengono visti (e trattati ?) con occhio mai benevolo. Lo attesta il fatto che esiste una Congregazione delle Chiese Orientali diretta, da sempre (tranne brevi eccezioni), da vescovi latini. Lo attesta che nelle diocesi latine mai è stato inviato un delegato pontificio di rito orientale mentre nelle realtà orientali è sempre scontato che se delegato pontificio deve essere inviato non può che essere di rito latino.
Tracciare la storia dei cattolico-orientali non è possibile perché si tratta di dover sviluppare la storia delle comunità etniche in cui sono sorte, e come delineato sopra esse sono parecchie e dislocate in ogni parte del mondo, dall’Ucraina all’India ed oltre. Ad esse tutte si applica comunque il Codice di diritto canonico orientale.
Mons. Tamburrino è un benedettino che si dice abbia simpatia per il rito bizantino; noi tutti greco-bizantini abbiamo simpatia per il rito romano, ma quando abbiamo difficoltà c’è solo il “latino” che ci fa da medico per curare le ferite che da soli siamo capaci di farci; quando, per esempio, il Vescovo di Monreale percorre sentieri dubbiosi per applicare (meglio dire: non applicare) una bolla papale (leggasi per chi non capisce: territorialità di Santa Maria del Bosco) è improbabilissimo che ci sarà mai un “delegato pontificio” melkita che abbia simpatia per il rito romano che andrà a curare la malattia monrealese.
Così è il mondo.

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