Ho seguito mediante la televisione e piuttosto distrattamente la recente visita di Papa Francesco in Sicilia. Non ho mai pensato che le grandi adunate servano a far crescere i migliori sentimenti. Forse sono troppo legato alla Storia e mi vengono alla memoria le adunate mussoliniane dove venivano eccitati i peggiori sentimenti dell'uomo (l'odio al nemico del momento, l'audacia e l'aggressività per creare l'impero e le colonie, il carattere militaresco e guerresco).
Certo, Papa Francesco è lontano mille miglia da simili sentimenti, ma le adunate mi danno sensazioni comunque propagandistiche e di orgogli di parte, di eccitazione e mai di serene riflessioni.
Detto questo nulla da obiettare sui contenuti e sulle motivazioni della visita di Francesco, il papa che deve affrontare serie difficoltà per tenere unita una Chiesa Romana che da anni in realtà è nettamente divisa in due chiese, l'una che non capisce l'altra e non si riconosce nell'altra.
Non è mistero. La Chiesa Cattolica da parecchi anni possiede due anime e due strutture parallele che raramente dialogano fra loro. Basta seguire sui giornali e sui media la disputa anti Francesco del Monsignore Viganò.
Schematizzando i giornali parlano di Chiesa progressista che prova in più modi e con impegno a dialogare col mondo di oggi e di leggere la realtà mediante -ovviamente- i fondamenti evangelici ma tentando di tenere bene sott'occhio le indicazioni e le risultanze della scienza e della cultura del mondo. Questa è l'ala cattolica che fa riferimento a Francesco.
Sempre schematizzando c'è un'ala del mondo cattolico tradizionale (alcuni la definiscono conservatrice) che legatissima ai presupposti teologici maturati nei millenni del passato ha riserve e timori verso le aperture al mondo secolare che fluisce su più rigagnoli e su più presupposti. Teme che rincorrere le varie scie della cultura moderna faccia smarrire il senso fondamentale del Cristianesimo.
Fatta la premessa che sta sullo sfondo ma che giornalmente leggiamo sui giornali, non possiamo non raccogliere positivamente un brano del discorso tenuto a Piazza Politeama da Papa Francesco quando dice che oggi la società (ed i giovani) vivono come sradicati dal contesto culturale entro cui l'oggi è arrivato a noi. Parlando di radici, smarrite non solo dai giovani ma pure dai loro padri, il Papa è apparso come uno strenuo e convinto difensore dell'identità dei popoli e della piena libertà della cultura delle varie regioni ed etnie.
Come non pensare all'identità dell'Eparchia di Piana degli Albanese, voluta da grandi e generose figure della comunità arbëreshe di Sicilia nei decenni passati e che oggi, grazie o a cagione dei domenicani e dei gesuiti della Congregazione Orientale, ha un Vescovo di rito romano, ordinato Vescovo per i bizantini e che ha ricevuto nel corso dell'ordinazione i paramenti bizantini per espletare il mandato e che immediatamente nei giorni successivi, quasi carnevalescamente, si mette a celebrare secondo il rito romano e con paramenti tridentini ?
L'identità da rispettare: evidentemente Francesco ignora ciò che il Cardinale Sandri, suo connazionale, indirizza ai danni delle fragili comunità cattoliche-orientali.
A Piana oltre al Vescovo che non conosce a fondo il rito bizantino (ma nonostante ciò sta per varare un catechismo non condiviso con le altre comunità bizantine d'Italia ?) ci sono pure due vicari del vescovo, di rito romano, in una comunità forse inferiore complessivamente ai 30mila fedeli, oltre al protosincello che dovrebbe risiedere a Palermo, da parroco.
L'identità. Noi nelle questioni interne che dilaniano il Vaticano (progressisti/conservatori) siamo senza se e senza ma con l'ala progressista a cui Francesco fa riferimento. Ma ci chiediamo se a piazza Politeama Francesco ci fa il discorso di cercare le radici, di aggrapparci ad esse e di riconfermare la nostra identità, come mai il suo connazionale, e suo amico Sandri, nella Congregazione Orientale tiene ai posti di comando gesuiti e domenicani che storicamente le identità, su tutto il pianeta e non solo a Piana degli Albanesi, le hanno sradicate abusando del loro potere (e/ fanatismo romano)?
Torniamo al discorso sulle identità. "Cercate le radici", "crescete nell'appartenenza" dice Francesco, fermo restando, aggiungiamo noi, che sarete levigati da una storia secolare di imposizioni romane per la vostra fedeltà alle radici antiche.
Chiunque sa, conoscendo la Storia, che a Piana degli Albanesi (eparchia) pur sussistendo il forte senso di identità non si è mai, e poi mai, giocato in senso contrario alla fedeltà romana e ancor meno all'ecumenismo per l'unità di tutte le chiese. Libertà e identità, a Piana, non sono mai stati in contrasto con l'ubbidienza e l'unità della Chiesa di Roma.
I cattolici di rito bizantino sono e intendono restare cattolici-orientali con un gusto pronunciato all'incontro e una sensibilità aperta alla comprensione degli altri; non meritano Vescovi latini.
Questo testo ci è stato ispirato dalle parole su "identità", "appartenenza" e simili, pronunciate a piazza Politeama da Papa Francesco, a cui suggeriamo, pur sapendo di non possedere i titoli, di sgomberare la Congregazione delle Chiese Orientali dai vescovi argentini e dai responsabili di obbedienza gesuitica e domenicana. Ci danno la sensazione di governare un ministero sulle colonie d'oriente.
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