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domenica 8 marzo 2015

Santa Maria del Bosco: la leggenda dell'abate fantasma (8) ... ... di Calogro Raviotta

Continuando la pubblicazione di testi utili per conoscere Santa Maria del Bosco (blog dal 22 gennaio al 16 febbraio 2015), credo che possa risultare utile, per la documentata ricostruzione storica, il testo di seguito riportato, già pubblicato nel 2009 dal periodico "L'Araldo" di S. Margherita Belice col titolo "Il caso dell’abate fantasma di S. Maria del Bosco".
    L'autore del testo è il rag. Nicolò Lojacono, contessioto che vive da parecchi anni a S. Margherita Belice,  cultore di storia locale, il cui impegno culturale e le cui numerose pubblicazioni faremo conoscere ai lettori in un prossimo blog, tuttavia non possiamo fare a meno di citare, perché riferiti a Contessa,  la sua monografia "-  "Entella ed il Crimiso"  (L’Araldo di S. Margherita Belice,  n.12\1963 e n.1-2\1964) e l'articolo dedicato al gruppo di recitazione  Drita (la Luce) di Contessa Entellina ed alla innata passione dei contessioti per il teatro (L'Araldo, settembre 2009).

"L'abate di S. Maria del Bosco (tra virgolette testo di Nicolò Lojacono)
Correva l’anno 1400 quando il priore Benedetto di Maniace, Benedettino del monastero di Santa Maria del Bosco, si recò a Roma con altri confratelli, ufficialmente per le Sante Indulgenze che scendevano copiose in occasione dell’Anno Santo, di fatto per perorare la causa del monastero che in quel tempo subiva angherie dalla Curia agrigentina cui era soggetta per territorio.
Tramite l’appoggio del Cardinale Cosmo Migliorato ottenne da Papa Bonifacio IX l’elevazione in abazia del priorato di Santa Maria del Bosco e lo stesso Maniace ne diviene il primo Abate.
Tutto andava per il meglio, quando Re Martino, vistosi derogato al suo diritto di nomina, impose ai monaci di Santa Maria il rifiuto a riconoscere quale Abate il Fra Benedetto Di  Maniace.
Il diritto di nomina dei Vescovi e Abati era stato concesso dal Papa ai re Normanni in cambio della promessa di portare il rito latino in Sicilia al posto del rito bizantino maggioritario in tutta l’Isola.
Questo divieto assoluto durò poco poiché il neo eletto sì è rivolto per protezione all’Infante Eleonora d’Aragona signora di Giuliana che badò a fare revocare l’ordine al Re. 
Il titolo di Abate rimase nelle mani dei Benedettini dal 1400 al 1500. In questi cento anni, quindici sono stati i monaci di san Benedetto a rivestire la dignità abaziale.
Il passaggio del monastero nelle mani degli Olivetani trasferisce il titolo di Abate Ordinario ai nuovi venuti. Dall’immissione in possesso 1501, al 1785, data della loro espulsione, si annoverarono sessantaquattro Abati Benedettini bianchi.
La decisione del Re di espellere e cacciare con l’esercito i monaci e chiudere definitivamente il monastero fu presa in seguito alla relazione fatta dall’Abate Basiliano Barone inviato regio a controllare il comportamento dei monaci di Santa Maria del Bosco.
Dall’ispezione sono emersi gravi fatti di malversazione e allegra amministrazione dei beni ecclesiastici con evidenti casi di nepotismo.
E’ evidente che il titolo di Abate Ordinario di Santa  Maria del Bosco viene meno e si estingue per chiusura definitiva del monastero di Calatamauro.
Il nuovo monastero dei padri Agostiniani calzati non ha alcuna continuità col precedente Ordine degli olivetani. Esso trova vita dopo trentasei anni e il Re lo istituisce quale priorato, e non abazia, e tale rimane sino alla soppressione dei beni ecclesiastici. 
Dal 1785 anno di arrivo degli Agostiniani, alla data di soppressione del 1866, passano ottantuno anni da quando si è estinto il titolo di Abate Ordinario.
Con il nuovo ordinamento dell’unità d’Italia è concesso alla Curia di Monreale l’amministrazione e custodia della chiesa e il quarto dell’Abate, mentre tutto il resto fu venduto all’asta pubblica.
Alla gara parteciparono Lojacono di Contessa, Oddo di Sambuca e Ferrandelli di Burgio. Questo ultimo si aggiudicò la gara.
L’Arcivescovado di Monreale venne in possesso della chiesa del bosco ma non eredita alcun diritto di Abate Ordinario. 
Diverrà Abate per Titolo e quindi senza alcuna giurisdizione territoriale.
L’investitura della Congregazione Concistoriale avviene con decreto del 2 novembre 1932 e investe l’arcivescovo Ernesto Eugenio  Filippi, Abate Titolo dopo 157 anni dalla scomparsa della carica di Abate Ordinario. Conseguenza logica ci induce a dire che l’Arcivescovo di Monreale col suo bel titolo di Abate di Santa Maria del Bosco sulla carta intestata, non ha nulla a che vedere con il rudere della chiesa di Santa Maria di Calatamauro.
Essendo detto edificio posto in territorio di Contessa Entellina che con bolla di Papa Giovanni XXIII dell’otto luglio 1960 passò in toto sotto la giurisdizione esclusiva dell’Eparchia di Piana degli Albanesi.
Secondo l’attuale diritto canonico della Chiesa Romana nessun rito religioso dall’Arcivescovo di Monreale può essere celebrato a Santa Maria del Bosco senza il preventivo consenso dell’Ordinario Diocesano di Piana.
Va detto che il concedere un simile assenso in questo periodo, sarebbe un errore, e un’offesa a Contessa tutta, di ieri e di oggi di ambo i riti. 
Significherebbe privare il paese di una propria prerogativa dopo che svariate generazioni di contessioti, hanno lottato per ottenere quanto loro spetta per diritto originario e naturale.
E’ bene fare una necessaria precisazione.
Secondo l’ordinamento della Chiesa  Cattolica, l’Abate è una dignità ecclesiastica che è leggermente inferiore a quella del Vescovo, presiede una comunità di monaci, almeno dodici ed è chiamato Abate Ordinario e dipende direttamente dalla Santa Sede scavalcando il vescovo di competenza per territorio.
Altra figura di Abate è prevista dalla Curia romana è quella di Abate Titolo, vale a dire sempre un prelato cui viene dalla chiesa dato il titolo di Abate senza alcun monastero, e quindi senza alcuna giurisdizione sia territoriale sia personale, ed è attribuito quale segno di dignità. Di solito gli si affianca un nome di un’abazia estinta o abolita, un po’ come avviene con il Vescovo senza diocesi (in partibus).
Questi è il caso dell’Arcivescovo di Monreale col titolo di Abate di Santa Maria del Bosco, abazia estinta 235 anni fa.
Per completezza: è previsto anche l’Abate laico, oggi caduto in disuso, come per esempio fu l’Abate Meli.
Una leggenda popolare e profana racconta che nelle notti di novilunio si vede scendere dal campanile e aleggiare sopra i ruderi della basilica di Santa Maria del Bosco una figura bianca eterea con mitra e pastorale, mentre si sente salire dalle macerie della chiesa, quando soffia il vento, un suono atono simile al salmodiare dei monaci a compieta.

Certamente è il fantasma dell’unico e vero Abate Ordinario di Santa Maria del Bosco che, assiduamente, allo scadere della lunazione torna tra i suoi monaci estinti."

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