Un Comune, quello
di Roma, nel cui Consiglio sono ormai decenni che non mette più piede quasi
nessuna persona disinteressata, appartenente all’élite sociale e culturale
della città, desiderosa di offrire le proprie competenze, vogliosa di
impegnarsi per il bene pubblico.
Niente: da decenni quasi solo vacui politicanti di serie B, faccendieri,
proprietari di voti incapaci di parlare italiano, quando non loschi figuri
candidati a un posticino a Regina Coeli. Del resto non è a un dipresso così
dappertutto? L’Italia del federalismo e dei «territori» non è forse, con
qualche eccezione, tutta più o meno nelle mani della marmaglia? E sempre di più
della malavita. Con le sue potenti risorse organizzative e finanziarie la
delinquenza calabro-napoletana ha messo al proprio servizio la delinquenza
romana. E dopo aver piazzato qui il grande mercato dei suoi traffici di droga,
ha deciso di fare delle attività commerciali e produttive dell’Urbe lo
strumento del riciclaggio dei suoi soldi. Il rapporto con l’amministrazione e
la politica cittadina è stato un momento decisivo di questa infiltrazione. La
vasta pratica corruttiva da tanto tempo fisiologica negli uffici comunali,
della Provincia, della Regione, ma tutto sommato fino ad allora di non grande
cabotaggio, si è trovata esaltata e moltiplicata. È diventata pervasiva. E per
un effetto necessario, sempre più contigua a una dimensione crudamente
criminale. Ormai il cuore della ricchezza cittadina è questo. E intorno ad esso
è cresciuto a Roma un ceto più o meno vasto di professionisti, di «consulenti»,
di personaggi introdotti in alcuni punti chiave dello Stato, di veri e propri
delinquenti in guanti bianchi, ma anche di uomini-ombra più di mano, tipo
Salvatore Buzzi, la cui attività sostanziale è ormai quella di intermediare il
malaffare con la decisione politico-amministrativa: che si tratti di un grande
appalto o una di una Ong per i migranti. Con un tenore di vita, di abitazioni,
di auto, di consumi, la cui origine illegale si respira nell’aria.
Nessun commento:
Posta un commento