Alcuni
anni fa, in un quotidiano ho letto la
frase "I morti vivono nel ricordo
dei vivi", che ho memorizzato e che mi torna in mente, quando vado al
cimitero, quando ho notizia della morte di qualcuno che conosco, quando si
parla di qualcuno che ci ha lasciato per sempre. Nel blog del 26 marzo 2014
"Il culto dei morti a Contessa Entellina ieri e oggi" ho già
riportato un testo che riporta delle riflessioni sui defunti in generale e su
"tradizioni, arte, confraternite, cimitero, canti,…." di
Contessa in particolare. Di seguito invece riporterò delle riflessioni
particolari maturate durante le visite al cimitero, in particolare durante la
commemorazione dei defunti, mentre osservo quanto mi circonda, mentre passo per
i viali o mi fermo ad osservare cappelle, loculi, monumenti, ecc.
Quanti
conservano vivo il ricordo dei morti, sia per motivazioni religiose che
affettive, durante l'anno vanno abitualmente a visitare i cimiteri, sostando
davanti ai sepolcri per deporre un fiore o per un breve e silenzioso
"dialogo" coi defunti. Altri vanno raramente al cimitero, perché si
ricordano dei morti solamente il due novembre o in occasione del funerale di un
parente, di un amico, di un conoscente.
(Foto di Calogero Raviotta, 1985) |
Nell'annuale
commemorazione dei defunti (2 novembre nel rito romano e ambrosiano, sabato di
Pentecoste e sabato della Domenica di Carnevale nel rito bizantino), si rinnova
ogni anno il grande afflusso di visitatori nei cimiteri, che sono visitati sia
da privati cittadini e fedeli sia per le onoranze funebri collettive (corteo di
fedeli accompagnati dal clero, presenza di confraternite e autorità locali). In
tale occasione quasi tutte le tombe sono ornate di fiori e ben curate, anche
quelle senza data e senza nome, e su alcuni sepolcri arde anche la fiamma di un
lumino di cera, accanto alla piccola lampada elettrica perennemente accesa. Le
due ricorrenze liturgiche cristiane sono significativamente legate ad
antichissime tradizioni, sorte nei primi secoli del cristianesimo attorno alla
festa di Pentecoste. Ancor oggi tutte le chiese di rito bizantino ricordano i
defunti il Sabato di Pentecoste, mentre la festa di tutti i Santi è celebrata
la domenica dopo Pentecoste. La festa di tutti i Santi e la Commemorazione dei
defunti, dal X secolo, in quasi tutta la chiesa d'Occidente vengono celebrate
nelle date rimaste invariate fino ad oggi, sia nel rito romano che nel rito
ambrosiano. Sostando davanti alle tombe
di parenti e amici defunti o passando
per i viali si ha l'occasione di conoscere e di "scoprire" tanti
aspetti particolari del cimitero, che solitamente sfuggono nelle rare
visite occasionali:
* lucerne
e vasi di fiori di varie dimensioni, forma, materiale;
* rari
epitaffi (pochissime le dediche o le trascrizioni di parole tratte da libri
sacri);
* cognomi
che indicano l'origine geografica dei defunti (prevalentemente citta e regioni
d'Italia);
* date
che evidenziano come la morte purtroppo non ha riguardo per l'età;
* fotografie,
anche a colori, vecchie e nuove, quasi tutte del solito formato usato per
documenti di
riconoscimento,
anche se non manca qualche fotografia originale;
* simboli
presenti sulla maggior parte delle lapidi.
Ogni simbolo che orna un tomba
esprime un aspetto della personalità del defunto (cose care, hobby, ideali,…)
interpretato dalle persone, che gli sono state vicine e che hanno voluto
rispettare i suoi sentimenti e la sua volontà. Le vecchie lapidi hanno quasi
tutte un simbolo cristiano, mentre sui sepolcri più recenti, comincia a notarsi,
anche se raramente, l'assenza di simboli religiosi. A Contessa non sono
finora presenti simboli di altre
religioni (ebraica, islamica, buddista, ecc.). Sono assenti anche iscrizioni in
lingua straniera. Rare le lapidi che riportano una iscrizione arbëresh o in lingua greca liturgica. Presente in alcune
lapidi la consueta parola latina "Requiem".
I simboli religiosi più frequentemente riportati sulle lapidi sono:
croce semplice in (marmo, in metallo, incisa sulla lapide,…), immagine del
Cristo risorto (mosaico, bassorilievo, incisione,…), Cristo deposto dalla
croce, immagini della Madonna, volto di Gesù, della Madonna, di S. Giuseppe e
di altri santi, cui il defunto era particolarmente devoto (sant'Antonio, San
Pio, angeli con o senza tromba, ecc.). rari i simboli di ispirazione non
religiosa (paesaggi, animali, ecc.). Nelle lapidi dei pochi bambini defunti
sono frequenti le immagini della madonna col bambino in braccio, angioletti,
bamboline, ecc.
Possono risultare utili, per
completare quanto sopra esposto, riportare di seguito alcune previ notizie sul
culto dei morti a Contessa e riguardanti, confraternite, cimitero, opere
d'arte, chiese, ecc.
A
Contessa sono operanti da alcuni secoli alcune Confraternite costituite con scopi religiosi e di solidarietà e per sostenere le spese connesse al funerale ed
alla tumulazione.
Tali
associazioni, costituite nell'ambito delle parrocchie, sono:
-
Congregazione della Madonna della Favara (Parrocchia latina), costituita nel
1882;
-
Congregazione di S. Giuseppe (Parrocchia greca), costituita nel 1923;
-
Congregazione dell'Immacolata (Parrocchia greca), costituita nel 1920.
Ogni
Congregazione ha la sua cappella nel cimitero e provvede anche alla costruzione
ed alla manutenzione dei loculi riservati ai soci defunti.
Attualmente
anche la "Società di Istruzione e Beneficenza" (nota come cappella
Mulè) ha una cappella con loculi nel cimitero di Contessa Entellina.
Ogni
Congregazione mette gratuitamente a disposizione dei soci defunti un loculo e
dà un contributo una tantum per le
spese funebri (servizi religiosi e costo della bara).
Dal resoconto delle visite pastorali, effettuate a Contessa dal
vescovo di Agrigento, risultano nel 1600 operanti la Congregazione del
Santissimo Sacramento e la Congregazione della Madonna della Favara, cui era
affidata la chiesetta costruita per custodire l'immagine della Madonna (mosaico
portatile) trovata nelle vicinanze della fontana Favara, cappella dal vescovo
di Girgenti destinata nel 1698 a sede provvisoria della nuova parrocchia, istituita
per i fedeli di rito romano. L'attuale congregazione della Madonna della Favara
non ha nessun legame di continuità con la Confraternita dotata di statuto nel
1603 con decreto del vescovo di Agrigento.
Entrando nelle nostre chiese a Contessa, ancor oggi é possibile trovare delle lapidi sepolcrali
nelle pareti, mentre quelle del pavimento sono state rimosse a seguito dei
lavori di restauro effettuati dopo il terremoto del 1968.
Queste lapidi testimoniano
che i morti erano seppelliti una volta nelle chiese, o nei cimiteri attigui.
Dal secolo scorso invece, per motivi sanitari, i morti devono essere seppelliti
nei cimiteri, costruiti fuori dai centri abitati.
A Contessa emerge la
necessità di costruire il cimitero
in occasione delle epidemie del 1837, del
1856 e del 1867, quando i morti di colera
vengono seppelliti nella chiesa
rurale dell’Odigitria.
Il Comune progetta già nel
1840 di costruire il cimitero, cui però non è
dato alcun seguito. Tale proposito emerge ancora negli anni 1846 e
1867, ma il cimitero è realizzato nei
decenni successivi ed ampliato nel 1929: tale anno é riportato su una
targa di marmo apposta sul muro d’ingresso del cimitero (guardando il cancello,
in alto a sinistra).
La tumulazione di defunti in
luoghi diversi dal cimitero oggi, secondo il Regolamento di polizia mortuaria,
deve essere espressamente autorizzata
dal Ministero della Sanità, su documentata istanza, per meriti particolari
religiosi, sociali, culturali, ecc. del defunto.
A Contessa é stata concessa
l’autorizzazione per una tumulazione speciale: l’urna con i resti
mortali di mons. Giuseppe Schirò
nel 1995 dalla cappella di
S. Giuseppe del cimitero è stata trasferita
e collocata in una nicchia della cappella del Lume della chiesa parrocchiale
“SS. Annunziata e S. Nicolò”.
La tumulazione dei defunti
nel secolo scorso provoca una vivace contestazione tra Amministrazione comunale
e clero di rito greco negli anni 1875 e 1876. In sintesi questi i fatti
essenziali.
Il Sindaco pro-tempore
(dott. Salvagio) il 9 gennaio 1976 aveva fatto adottare dal Consiglio
Comunale, composto da una maggioranza di membri di rito latino, una delibera
con la quale si autorizzava un’azione giudiziaria contro il clero di rito greco
per reintegrare il Comune di Contessa nel possesso della chiesa rurale dell’Odigitria.
Il clero di rito greco
(Papas Domenico Musacchia parroco, papas Angelo Clesi, papas Calogero Schirò,
papas Filippo Lo Jacono, papas Giuseppe Schirò di Ignazio, papas Giuseppe
Schirò di Antonino, papas Giovanni Carlisi) il 12 gennaio 1876 presentano,
contro tale deliberazione, una protesta al Sotto Prefetto del Circondario di
Corleone. La questione si conclude con un volontario accordo tra le parti: la chiesa rimane di proprietà
del clero di rito greco, che da la propria disponibilità a farvi seppellire i
defunti di rito latino morti di colera.
Il 4 novembre é il giorno
dedicato ai caduti per la Patria, ed
in loro ricordo in tutti i comuni sono stati costruiti dei monumenti. A
Contessa due lapidi sono dedicate ai caduti e sono fissate sulla facciata della
chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, ai lati del portone di accesso.
Non essendo più il 4
novembre considerato giorno festivo, le funzioni religiose e le celebrazioni
civili per i caduti e per i combattenti vengono svolte nella domenica più
vicina a tale data.
A Contessa, nella contrada
Giarrusso, ai contessioti morti in guerra é dedicata la “Villa dei caduti”,
all’interno della quale si trova una cappella dedicata a S. Giuseppe,
davanti alla quale è posta una lapide con i nomi dei caduti della prima e della
seconda guerra mondiale.
Calogero Raviotta
Nessun commento:
Posta un commento