«Roma ladrona!» è fuori moda.
Adesso i nemici — un
nemico ci vuole sempre — sono l’Europa a Nord e i migranti da Sud. Questi
ultimi, sul mercato elettorale, si vendono meglio.
Il cinismo di Matteo Salvini
è pari al suo tempismo. L’autunno del patriarca Berlusconi e la scelta governativa
di Alfano lo stanno aiutando. Ma non c’è dubbio che il nuovo, disinvolto capo
della Lega abbia colto le opportunità e gli umori. Dopo averlo sentito
boicottare l’inno di Mameli e irridere lo Stato unitario, aspettiamoci di
vederlo presto con una nuova scritta sull’amata felpa: ITALIA!
L’ipocrisia
della manovra, e l’incoerenza delle proposte, non ci devono illudere: anche in
Italia avremo presto il nostro partito xenofobo, come in Francia, in
Inghilterra, in Olanda, in Svezia o in Finlandia. Per contenere il fenomeno —
eliminarlo è impossibile — abbiamo solo una strada: scegliere e agire, non
litigare e subire.
Non possiamo accogliere
tutti, come vorrebbe qualcuno. Non possiamo respingere chiunque, come chiedono
molti. Le politiche dell’immigrazione, come ha dimostrato la sanatoria
annunciata da Obama per più di quattro milioni di migranti illegali, sono
sempre frutto di un compromesso: con la storia, con la geografia, con gli
obblighi della carità e le necessità dell’economia. Chi arriva in Italia deve
aderire a un progetto: come accade negli Usa. Non dev’essere sfruttato; ma non
può sfruttare i vantaggi della democrazia e del welfare senza offrire nulla in
cambio.
ALDO GRASSO, giornalista
L’Albania siamo noi. C’è stato un tempo, fino a pochi anni fa, in cui
l’Italia esportava bellezza, eccellenza, qualità del made in Italy. Al di là
del mare Adriatico eravamo visti come la terra promessa, un bengodi dei consumi
di cui la tv, soprattutto quella commerciale, raccontava le meraviglie facendo
sognare. Poi è arrivato Agon Channel (sul canale 33 del digitale terrestre).
L’imprenditore italiano Francesco Becchetti si è inventato la nuova frontiera
della delocalizzazione: esportare in un contesto economico più arretrato (e
quindi meno costoso) come l’Albania, non tanto macchinari industriali e forza
lavoro ma uomini e donne di spettacolo, per costruire a Tirana un canale da
diffondere in Italia.
BARTOLOMEO I, Patriarca di Costantinopoli
La Chiesa, nel suo divenire storico, ha sempre seguito nell’attività
pastorale il proprio popolo, mai spingendosi troppo avanti e attendendo sempre
chi arrivava con fatica.
Come madre premurosa si occupa della crescita
spirituale e umana dei propri figli, e allo stesso tempo li guida verso
l’incontro con il Salvatore. Questo avviene anche nel dialogo ecumenico. La
grande speranza suscitata in tanti cristiani e anche nelle gerarchie delle
Chiese dall’incontro di Gerusalemme nel 1964 è stata accompagnata anche dallo
scetticismo e alle volte dalla contrarietà di altri. Tuttavia, la spinta
all’apertura e all’incontro che ne è derivata è stata molto più forte di ogni
resistenza. Lo stesso avviene anche oggi. La purificazione della memoria
storica avviene lentamente, con tanta pazienza, ma è inarrestabile il suo
cammino. E il dialogo teologico ne è un esempio. C’è bisogno di gesti incisivi,
che sappiano coinvolgere positivamente anche coloro che restano scettici o
dubbiosi. Il dialogo può e deve sempre arricchire, non è mai fine a se stesso e
certamente non fa perdere la propria identità. Non abbiamo nulla da perdere e
da difendere.
Santa Sofia: -da Giustiniano al 1453 Cattedrale Cristiana -dal 1453 al 1933 Moschea islamica -dal 1933 Museo |
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