Per
completare quanto già riportato sulla commemorazione dei defunti (blog del
26|3, del 5|4, del 2|11) di seguito vengono riportati dati e notizie
riguardanti la chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, con riferimento sia al
suo particolare legame col culto dei defunti (informazioni, arte, tradizioni, ecc.) sia al
particolare ruolo svolto nella storia religiosa di Contessa, recentemente ed in
tempi più remoti, come sede provvisoria della parrocchia greca e della parrocchia
latina, in occasione di particolari eventi, che hanno determinato la
inagibilità delle due chiese parrocchiali.
La chiesa delle Anime Sante del Purgatorio sorge nel centro
storico di Contessa, sulla piazza principale del paese, originariamente appunto
denominata piazza del Purgatorio ed all’inizio del corrente secolo dedicata,
dopo la morte del re, a Umberto I.
Non si hanno riscontri certi sulla data di costruzione della chiesa, anche se da vari documenti
(resoconto delle visite pastorali del vescovo di Agrigento) si può desumere che
sia stata edificata nella prima metà del secolo XVIII da devoti contessioti e
da questi dotata di esigue rendite.
Sembra che il primo benefatore, che abbia contribuito alla
costruzione della chiesa, sia stato Leonardo Musacchia e quindi Giuseppina
Chetta. Per testamento nel 1834 la
chiesa fu dotata di altre rendite da papas Filippo Lojacono.
Con certezza si sa che era stata aperta al culto ufficialmente
dopo il l750: non viene riportato infatti alcun cenno nel resoconto della
visita vescovile del 1752, mentre la chiesa é citata nel resoconto della visita
del 1756 ed in un documento della curia vescovile di
Agrigento del 1771.
L’assenza di documenti certi sulla sua origine ha determinato, in
merito al diritto di patronato, varie pretese e contestazioni tra laici,
clero e Curia vescovile.
Andrea, Nicolò, Giovanni e Francesco Chetta, padre e figli,
avevano ottenuto dalla regia Corte di Palermo il riconoscimento del diritto di
patronato sulla chiesa delle Anime Sante, mediante lettere di manutenzione e
possessione del 17 dicembre 1777, dietro loro esplicita richiesta, basata
solamente sulla tradizione, senza alcun supporto documentale.
Tali lettere però furono annullate nel 1778, perché non fu
adeguatamente documentato tale diritto dalla famiglia Chetta, come
espressamente richiesto dalla Corte.
Essendo parroco greco D. Michele Franco e Parroco latino D.
Ignazio Spada e vicario foraneo D.
Filippo Lojacono, nel 1804 viene chiarita dalla Gran Corte Vescovile di
Agrigento la posizione della chiesa del Purgatorio: non é sottoposta al
patronato né dei parroci né dei fedeli fondatori, ma solamente alla
giurisdizione del vescovo e quindi del vicario foraneo che lo rappresenta.
La chiesa é costituita da una sola navata e originariamente
presentava struttura, dimensioni e stile analoghi ad altre due chiese locali,
che si presumono contemporanee: Chiesa
di S. Rocco e chiesa dell’Odigitria.
Nel 1946 lavori di restauro
vengono eseguiti nella chiesa del Purgatorio (interni e facciata) ed il primo
gennaio 1947 è riaperta al culto, restaurata col contributo dei contessioti
emigrati in USA a New Orlèans (Agostino,
Andrea, Matteo e Ninì Schirò).
Il 18 agosto 1963 mons.
Perniciaro bendice l’iconostasi della chiesa del Purgatorio,
opera d'arte dell’artigiano Rosario Colletti di Giuliana.
Nel
mese di novembre vi si celebra la Divina Liturgia e altre ufficiature per i defunti. Molti
contessioti ricordano che fino a 50 anni fa, nella chiesa delle Anime Sante,
per tutto il mese di novembre, al mattino presto si pregava per i defunti: si
recitava il rosario, veniva celebrata la S. Messa , in parte cantata, ed a conclusione si
cantava il noto inno arbëresh “Parkalésiëm për shpìrtrat e mirë”, il cui testo
é riportato di seguito.
Parkalesiëm Preghiera
per i defunti
Parkalésiëm për shpirtrat e mirë, Preghiamo
per le anime buone,
çë te zjarri me paqe durojën che
nel fuoco con pazienza soffrono
e çë presiëm ndër lot me dëshirë e
attendono tra le lacrime con ansia
te parràisi të shkojën në gëzim. Di
passare con gioia nel paradiso.
Zoti Krisht, na të thomi për dita: O
Signore, Ti supplichiamo ogni giorno:
jipi ndiésën Ti prëhien dhuròi, concedigli
il perdono, donagli il riposo,
te ku mblen e pasuesme drita dove
splende la luce inestinguibile
për gjithmonë ata klòfshin të lùmë. Siano essi per sempre beati
Atà shpirtra t’ën’ Zonë
dishiròjën, Quelle
anime bramano il Signore,
Perëndin atà thresiën gjith-herët, essi
ognora invocano Dio,
Perëndin atà vetëm kërkòjën, essi
cercano solamente Dio,
te parràisi do
t’gjejën pushin. In
paradiso vogliono trovare pace.
Zoti Krisht, na të
thomi........ O Signore, ti supplichiamo........
Po sa rijën se ng’shohiën t’ën Zonë! Ma non potendo vedere Dio,
Sa shërtime nga zëmbrat i dalën! Quanti
sospiri escono dai loro cuori!
Nat’e
ditë pa u lodhur po thonë: Giorno
e notte senza stancarsi pregano:
shuana,
o Zot, ktë të madh’ dishirim. Spegni,
o Signore, questo grande desiderio.
Zoti Krisht, na të
thomi........... O Signore, ti supplichiamo........
Per
tutto il mese di novembre inoltre rimaneva esposta in passato nella chiesa
delle Anime Sante, accanto all’altare, durante la quotidiana celebrazione delle
funzioni religiose (Rosario e Divina Liturgia) una tela, dipinta nel 1746, che, con frasi e simboli
rappresenta la morte, come evento che riguarda tutti gli uomini, potenti,
umili, ricchi, poveri, ecc.
In
questa tela, attualmente esposta nel Centro Culturale Parrocchiale (Piazza
Umberto I), nella parte centrale, la morte é rappresentata dal cadavere di un
uomo disteso. Nella parte inferiore invece sono dipinti i cappelli dei papi
(tiara), dei re (corona), dei cardinali, dei vescovi, dei sacerdoti, ecc. Nella
parte alta della tela sono riportate le seguenti frasi che invitano alla
meditazione:
- “U
son or le ricchezze, u son gl’anni e le gemme e gli scettri e le corone, le
mitre con purpurei colori?”
-
“Fermati e pria ch’altrove volgi i passi rimani attento e se non piangi allora
o l’anima hai tu di bronzo o il cuore di sasso”.
-
“Si muore ed ogni cosa si lassa et
all’eternità si passa”.
-
“Ferma il passo e guarda in me mortale la tua figura cangiata affatto, non
forse in vita mia son stato tale qual or tu mi vedi brutto e sfatto, io fra viventi un dì a te fui eguale, tu un
dì come me sarai disfatto, né saprai se non io l’originale o tu l’originale ed
io ritratto”.
-
“Fuimus sicut vos, eritis sicut nos -
Fummo come voi, sarete come noi”
- “O tu che guardi in giù, io fui come sei tu,
sarai tu come sono io”.
-
“Pensa a questo e vai con Dio”.
Può
risultare utile ricordare che nella chiesa della Madonna della Favara vi
sono due dipinti su tela dedicati
alla morte, appesi alle pareti appena si entra, uno a destra e l’altro a
sinistra.
Un
dipinto rappresenta la buona morte: un uomo sul letto circondato dagli angeli,
dall’affetto dei suoi cari, dai santi, ecc.
Vi
si leggono le seguenti parole: “A diu mi cedirò eternamenti, pri essiri
cristianu e penitenti”.
L’altro
dipinto invece é dedicato alla cattiva morte: un uomo disperato
circondato da demoni. Vi sono scritte anche le seguenti parole: “Li spassi ntra
lu meghiu mi mancaru, unni l’anni mei comu vularu”.
Dopo
il terremoto del 1968, tutte le chiese di Contessa furono
dichiarate inagibili. La chiesa delle Anime Sante fu la prima, dopo tempestivi
lavori di restauro, ad essere riaperta al culto il 4 agosto 1968, per essere
utilizzata come sede
delle due parrocchie locali.
Dopo alcuni anni furono riaperte provvisoriamente al culto le due
chiese parrocchiali e la chiesa delle Anime Sante riprese il suo ruolo di cappella
affiliata alla parrocchia greca.
In tempi recenti tuttavia é stata ancora utilizzata come sede
parrocchiale: prima durante i lavori di restauro della Chiesa greca (dal
1989 al 1992) e successivamente durante i lavori di restauro della chiesa
latina (dal 1993 al 1997).
Anche nel secolo scorso la chiesa delle Anime Sante fu utilizzata
come parrocchia latina, essendo divenuta inagibile la chiesa della Madonna
della Favara, per il crollo della volta e di parte delle strutture, avvenuto il
21 febbraio 1843.
Tale circostanza risulta descritta dettagliatamente nella lettera
indirizzata al vicario curato foraneo (Don Epifanio Lojacono) e al clero greco
di Contessa dal parroco curato e vicario foraneo (Don Giuseppe Ferrara) e clero
latino, il cui testo é di seguito riportato: “Reverendissimi Signori, questa
notte con sommo nostro cordoglio si é rovinata circa una metà di muro della
venerabile chiesa, dedicata a Maria Santissima di tutte le Grazie, volgarmente
della Favara, addetta a Chiesa latina, tirando seco la volta appoggiata. In
mezzo al grave danno vi é stata quella di vari sacri arredi ed immagini e
particolarmente quello prodotto in parte sull’eccellente Bara dedicata alla
lodata nostra Signora; si é, in mezzo a tanta afflizione, avuta la consolazione
che il Divinissimo, sito nella sua Tribuna dell’Altare Maggiore, ed il
venerabile Simulacro di Maria Santissima si preservassero illesi per essere
rimasto il Cappellone.
In tale lacrimevole disgrazia preghiamo Lei, acciò con la solita
bontà, e per quella buona armonia, che ha esistito tra l’uno e l’altro Rito,
sia compiacente permetterci che nella di lei Chiesa del Purgatorio sia
trasportato il Divinissimo con una alle sacre Immagini, dandoci nel tempo
istesso libertà di amministrare i Sacramenti, cantare Messe ed esercitare tutte
le sacre Funzioni del nostro Rito, senza perciò sentirsi Lei impedito ed il suo
clero presente e futuro di poter continuare a cantare Messe, Vespri, che per
consuetudine vi hanno sin’ora celebrato e tutti i diritti, che vi hanno sin’oggi
e che le appartengono come Curato e Rettore di queste Chiese Greche;
obbligandoci di lasciare libera al menomo di Lei avviso, e successori, essa
quante volte servirà loro per trasferirgli il Divinissimo in qualche urgente
circostanza che Dio non voglia, alla Madre Chiesa, avendo la compiacenza allora
di concederci altra Chiesa a Lei dipendente”.
(firmato: Giuseppe Maria Ferrara, Leonardo Lala e Antonino
Rizzuto).
I lavori di ricostruzione della chiesa latina durarono alcuni
anni, come si evince dal testo di una lettera del 28 maggio 1845 di mons.
Giovan Battista Tarallo, Vicario Capitolare della diocesi di Monreale, con la
quale confermava l’uso della Chiesa delle Anime Sante da parte del parroco e
clero di rito latino “durante i lavori per necessario ristoro della parrocchia
latina”.
Questi documenti costituiscono una evidente testimonianza di
concreta collaborazione tra il clero delle due parrocchie di Contessa,
specialmente quando si verificano eventi di particolare gravità, che
interessano l’intera Comunità locale, latina e greca.
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