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lunedì 24 novembre 2014

Novembre, mese dei defunti: curiosità, aneddoti, notizie. ... ... di Caloger Raviotta

Nel mese di novembre, dedicato alla commemorazione dei defunti, può risultare interessante conoscere anche alcune notizie e curiosità, che al riguardo sono oralmente tramandate a Contessa. Forse qualcuno già conosce alcuni episodi, che riporto di seguito secondo la versione da me ascoltata da alcuni contessioti e trascritta.

Rosario dei morti
Anche se non é indicata da nessuna targa della toponomastica urbana, da sempre la strada, attigua alla casa canonica della parrocchia latina (tra via Vergine e via Morea), é nota col nome “Zimbiteri”, che é una arbëreshizzazione della parola italiana “cimitero”.
Infatti il terreno, dove oggi sorge la casa canonica, prima che fosse aperto il cimitero , é stato luogo di sepoltura dei membri defunti della Congregazione “Compagnia della Madonna della Favara”, il cui statuto fu approvato dal vescovo di Girgenti nel 1603.
Questa precisazione sulla sepoltura dei defunti nella chiesa della Madonna della Favara, sede della parrocchiale latina dal 1698, e nell’attiguo terreno “Zimbiteri”, é utile per comprendere quanto di seguito descritto sull’origine del “Rosario dei morti”.
Si narra che una signora, abitante nei primi decenni del secolo XIX nel quartiere Favara, vicino alla nota fontana, esattamente nella casa dove attualmente si trova un forno per il pane, una notte, essendo sonnambula, si alzò e nel buio cominciò a camminare verso la vicina chiesa della Madonna. Mentre camminava sognava di vedere un lungo corteo di morti, dall’aspetto non gradevole, i quali ad alta  voce recitavano il rosario, che cominciava con questa preghiera in dialetto siciliano: “Pregu l’eternu Patri, prego l’eternu Figghiu, pregu l’eternu Spritu Santu, ni mittissi da lu so cantu. Pregu a Maria pi salvari l’anima mia. Iu cantu cu vittoria di Gesù l’eterna gloria. Vogghiu ludari cu gioia e risu angeli e santi di lu paradisu”.
Quindi  uno dei defunti recitava “10 mila  voti ludamu tutti li santi” e gli altri morti del corteo rispondevano  “Vogghiu ludari con gioia  e risu angeli e santi di lu paradisu”.
Questa invocazione era ripetuta dieci volte e quindi  i defunti, continuando in corteo verso la chiesa, ricominciavano a recitare la preghiera iniziale “Pregu l’eternu Patri.......” ed al termine continuavano con  l’invocazione “20 mila voti ludamu tutti li santi...” e quindi con “30 mila Voti..”,  poi con “40 Mila voti...” ed infine con “50 mila voti...”, secondo lo schema seguito per il rosario della Madonna.
Mentre nel sogno la signora sonnambula assisteva alla processione dei morti, che recitavano il rosario, ad un tratto si svegliò e si trovò nei pressi della chiesa della Madonna della Favara, in mezzo al buio, perché allora (sec. XIX) non c’era a Contessa la pubblica illuminazione come oggi.
La signora, presa da un grande spavento, cominciò a correre verso casa, dove profondamente sconvolta raccontò il suo sogno ai suoi familiari. Senza riacquistare più la serenità e senza più prendere sonno, la donna fu presa da un profondo turbamento e da una progressiva febbre, che la accompagnò fino al momento della sua morte, avvenuta dopo pochi giorni.
Il  “rosario dei morti”, dai familiari che assistettero alla morte della sonnambula raccontato a parenti, amici e conoscenti, é stato tramandato a Contessa fino ad oggi ed alcuni contessioti infatti continuano a recitare questo originale “Rosario dei morti” per i loro familiari defunti.

Prova di coraggio di alcuni giovani al cimitero di Contessa
Essendo stata abolita dalle nuove leggi la sepoltura dei defunti nelle chiese, l'Amministrazione comunale, dopo tante proposte esaminate nel secolo XIX, finalmente approva la costruzione del cimitero, costituito inizialmente da un terreno recintato con filo spinato, un cancello per accedervi e la cappella benedetta nell'anno 1875. L'inizio effettivo della sepoltura dei defunti nel nuovo cimitero è documentato a partire dal 1892.
Quando di seguito descritto sembra sia accaduto circa cent'anni fa, quando i ragazzi ed i giovani di Contessa, che non hanno a disposizione dei locali dove incontrarsi per momenti di socialità, la sera dopo cena solitamente si danno appuntamento sul sagrato della chiesa del quartiere. Una sera d'inverno, alcuni giovani propongono di mettere alla prova il coraggio di ciascuno invitando tutti i presenti a visitare il cimitero. Tutti i presenti approvano la proposta e si incamminano verso la contrada Giarrusso, dove fuori dal centro abitato sorge il cimitero. Il gruppo di giovani, favoriti dal chiarore della luna raggiungono il cimitero, si fermano davanti al cancello chiuso e concordano le modalità con cui ciascuno deve dare prova del suo coraggio: superare il filo spinato, attendere tutti gli altri dentro il cimitero e quindi iniziare il ritorno per ritrovarsi fuori dal cimitero, scavalcando il filo spinato.
Tutto procede regolarmente come concordato, nessuno rinuncia alla prova di coraggio, verificata la presenza di tutti dentro il perimetro del cimitero, inizia la fase finale della prova di coraggio. Sono già quasi tutti fuori dal recinto, l'ultimo sta scavalcando il filo spinato dall'interno del cimitero saltando dalla parte più alta e atterra fuori dal recinto, ma si sente trattenuto da qualcosa: durante il salto la parte più bassa del suo mantello rimane impigliato nel filo spinato! Grande è lo spavento, immediato il soccorso degli altri giovani, richiamati dalle sue grida, ma la serenità non torna tra i protagonisti di questa singolare e purtroppo dolorosa esperienza: accompagnato a casa il giovane per molti giorni non riacquista la serenità e non torna alla normalità. Alcuni riferiscono che sia stato tormentato da dolori, visioni, febbre alta per molto tempo ed altri invece tramandano che sia morto dopo qualche settimana.

Padre Angelo Clesi e Cuccia Francesco protagonisti di un originale evento
Nell'elenco del clero, conservato nella parrocchia greca, risulta che padre Angelo Clesi è cappellano della chiesa delle Anime Sante nel 1845. Dai registri dell'anagrafe del comune di Contessa risulta che Cuccia Francesca, nata nel 1799, muore a Contessa nel 1849.
Nella memoria popolare è ancora vivo il ricordo di un episodio originale, i cui protagonisti sono appunto padre Angelo Clesi e Francesca Cuccia, che è ricordata per la sua profonda religiosità e la presenza assidua alle funzioni religiose. Francesca abita nelle vicinanze della chiesa delle Anime Sante, dove padre Angelo celebra solitamente la divina Liturgia. Tramandano che un giorno, mentre padre Angelo sta celebrando la Divina Liturgia, al momento della consacrazione Francesca grida "padre Angelo, dove hai la testa!", come se abbia la visione che il celebrante sia distratto, invece di dedicare la sua massima attenzione al  momento solenne della celebrazione.
Terminata la celebrazione padre Angelo domanda a Francesca perché aveva richiamato l'attenzione sua e dei fedeli con quella frase. Ottiene solamente poche parole non esaurienti: "Un giorno ti darò la risposta".

Francesca continua a frequentare le celebrazioni alle Anime Sante e nelle altre chiese e, nel 1849, muore. Padre Angelo si reca a benedire la salma di Francesca, che giace nel letto, in attesa del funerale. Mentre padre Angelo prega davanti alla salma immobile, improvvisamente Francesca guarda il sacerdote negli occhi per qualche momento, seduta sul letto, quindi richiude gli occhi ed il suo corpo ritorna nella posizione di prima. Raccontano che questo episodio sia la risposta che Francesca ha voluto dare a padre Angelo, per ricordargli che la frase gridata in chiesa non era uno sfogo improvvisato ma uno stimolo per dedicare la dovuta attenzione alle celebrazioni della Divina Liturgia. Si presume che l'episodio sia stato per don Angelo una esperienza utile per la sua missione sacerdotale.

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