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domenica 7 settembre 2014

Il Vangelo alla luce dei fatti di ogni giorno

GIOVANNI
3  13-17
BISOGNA CHE SIA INNALZATO IL FIGLIO DELL’UOMO AFFINCHÉ CHIUNQUE CREDE IN LUI ABBIA VITA ETERNA. DIO INFATTI TANTO AMÒ IL MONDO DA DARE IL FIGLIO UNIGENITO, AFfINCHÉ CHIunque CREDE IN LUI NON sI PERDAMA aBBIA VITA ETERNA.
Amen, amen ti dico: parliamo di ciò che conosciamo e testimoniamo ciò che abbiamo visto; ma non accogliete la nostra testimonianza. 12   Se vi parlai di cose terrestri e non credete, se vi dico quelle celesti, come crederete? 13          E nessuno è salito al cielo se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosé innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15 affinché chiunque crede in lui
abbia vita eterna. 16 Dio infatti tanto amò il mondo da dare il figlio unigenito affinché chiunque crede in lui non si perda, ma abbia vita eterna. 17          Dio infatti inviò il Figlio nel mondo non per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato attraverso di lui.

(Brano del Vangelo di Giovanni proclamato oggi nelle Chiese di rito bizantino).

TESTO IN ARBERESHE:  “Mosnjeri u ngjit në qiell, veç se ai që  u zbrit nga qielli: i Biri i njeriut që është në qiell.  Dhe si Moiseu ngrëjti lart gjalprin në shkretëtirë, kështu ka të jetë ngrëjtur lart i Biri i njeriut,  ashtu që nganjë që ka besë tek ai të mos të biret, po të ketë jetë të pasosme”. Sepse Perëndia aq e  deshi mirë jetën sa dha të Birin e tij të  etmin,  se nganjë që ka besë tek ai, të mos të biret, po të  ketë jetë të pasosme. Sepse Perëndia nuk dërgoi  të Birin e tij tek jeta se të gjykonjë jetën, por se  të shpëtohet jeta me anën e tij.
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Il brano contrappone la pretesa di tanti cristiani di scalare, di conquistare il cielo, alcuni con la forza e la violenza ed altri operando sacrifici e accumulando meriti, all’umiltà del Dio cristiano che scende in terra e si concede agli uomini; come un padre si offre ai suoi figli. Alla luce di questo sta agli uomini, aprirsi e rendersi utile a chi è loro fratello.
In genere l'uomo più che fratellanza ostenta sentimenti di possesso, dominio, ambizioni. Tenta di impadronirsi di ciò che gratuitamente la natura offre e che sarebbe destinato a servire tutti.

Come il serpente di bronzo, innalzato da Mosè nel deserto, guariva chi era morso dai serpenti, così il Figlio dell’uomo innalzato sulla Croce guarisce tutte le malefatte degli uomini. 
Non servono quindi sacrifici, acquisizioni di meriti o pellegrinaggi a piedi scalzi al seguito delle processioni. 
Chi si scopre malfattore nella vita (e in genere lo siamo tutti) è già salvo nell'attimo stesso in cui si scopre tale.
È il cielo che è già sceso sulla terra e sta a noi cristiani essere conseguenti.
Questa è la salvezza cristiana.

Taluni temono che per questa via venga fuori la "salvezza" come problema individuale.
Certo, oggi non sono più interi popoli, magari popoli eletti, che si salvano votandosi a Dio, sono i singoli che decidono la propria sorte terrena o ultraterrena, con le proprie scelte. Il corollario di questa prospettiva è che nella società individualista in cui viviamo, nella misura in cui non cagioniamo danno ad altri  dobbiamo essere lasciati liberi. Non possiamo imporre a nessuno di essere cristiano e nessuno dovrebbe imporre di non esserlo (rif. alla situazione in Iraq).
Il giudizio sull’uomo lo fa l’uomo stesso, non Dio.
Eppure il Vangelo non prospetta un mondo individualista; spinge a servire il prossimo, stimola verso le relazioni umane, verso la fratellanza.

L'Occidente è arrivato a questo stadio di "civiltà" individualista con la Rivoluzione francese e con la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. C'è però da dirte che in precedenza tanti Papi, sotto insegne crociate conducevano guerre e operavano distruzioni per -dicevan loro- contrastare presunte eresie, ma in realtà per accrescere il loro Potere, il loro Dominio e la loro disponibilità di Ricchezze. 
Oggi compito della Chiesa è di indicare la strada della salvezza ultraterrena all'uomo. 
Questo faceva Cristo.

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