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mercoledì 18 novembre 2009

Parliamo di acqua potabile - Il 24 novembre alla camera sarà votato un decreto suscettibile di farla pagare cara agli italiani

  L'Amministrazione Comunale ci aveva promesso, nel corso della campagna elettorale, che avremmo avuto accresciuta la dotazione di somministrazione idrica, dato che le attuali sorgenti Ciokali, Coco, Bufalo nei periodi di 'siccità' non ce la fanno a soddisfare le esigenze di Contessa Entellina.
   Sappiamo che l'Amministrazione -assieme alla relativa pratica con cui si doveva far arrivare l'acqua di Batellaro- si è invece incartata nelle procedure burocratiche; ossia la cittadinanza è finita nelle mani di amministratori-chiacchieroni il cui unico problema è di incassare mensilmente l'indennità di carica.

   Intanto sta per essere modificata la normativa sull'erogazione dell'acqua potabile, che rischia di non portare nulla di buono agli utenti. Vediamo di cosa si tratta.

   Tutti sosteniamo che l'acqua è un bene pubblico, ma tutti concordiamo che il consumo dell'acqua comporta costi, ed anche notevoli.
1) Anzitutto l'acqua deve essere prelevata, analizzata, controllata e talvolta trattata per essere potabile;
2) l'acqua va poi trasportata dalla sorgente ai centri di consumo mediante acquedotti che, ovviamente necessitano di manutenzione, sistemi di pompaggio e di distribuzione che esigono, talvolta, consumo di energia;
3) Per riscuotere i canoni di pagamento serve una organizzazione ed un sistema con cui curare la fatturazione mediante contatori con cui rilevare i consumi;
4) Una volta usata per gli usi domestico-familiari, l'acqua deve essere -se possibile- recuperata, di nuovo trattata e poi ancora distribuita all'industria e/o all'agricoltura.

Chi paga tutta questa attività ?
I cittadini-contribuenti-consumatori che dovrebbero sostenere i costi dell'intero ciclo sopra sommariamente descritto. Finora i gestori sono stati enti pubblici, i comuni prevalentemente, che ovviamente hanno sempre modulato le tariffe facendo in modo da non irritare eccessivamente i consumatori-elettori (cosa invece non valutata, a Contessa Entellina, per quanto attiene la tariffa rifiuti TARSU).
Intanto appare sempre più palese che i comuni non hanno soldi per gli investimenti, e purtroppo senza investimenti gli acquedotti e le strutture per distribuire l'acqua si deteriorano. Le conseguenze di ciò si notano nella qualità sempre più insoddisfacente della risorsa e nella scarsezza di essa dai nostri rubinetti (e da qui il ricorso ormai diffuso di comprare per uso potabile l'acqua imbottigliata). Gli acquedotti masl tenuti si bucano e perdono il prezioso liquido a fiumi.
Una quindicina di anni fà nacquero nel settore idrico gli ATO (esattamente come quei mostri mangiasoldi dei rifiuti) che qui da noi, a Contessa e nell'intera Provincia di Palermo, non sono ancora decollati grazie ai ricorsi amministrativi presentati da alcuni comuni, fra cui su sollecitazione della minoranza nel corso del mandato di Nino Lala anche Contessa Entellina). Anche la creazione degli Ato (dove ciò è accaduto) ha evidenziato che nel settore, senza soldi, non possono eseguirsi investimenti. In pratica siamo arrivati al punto che gli ATO idrici sono un fallimento.
L'attuale governo vede una via d'uscitas nei privati, che non vedono l'acqua come un bene pubblico ma come un affare. Essi promettono al governo la disponibilità di ingentissimi investimenti per creare un sistema idrico adeguato ai tempi, ma ovviamente esigono mano libera in materia di tariffe.
Fra l'alternativa di vedere accrescere l'inefficienza del sistema idrico e  il restare in mano a privati che non riconoscono la natura pubblica al bene, deve pur esistere una via di mezzo.
Il voto del 24 novembre alla Camera si inserisce proprio nel cuore di questo problema. Il governo punta decisamente verso la privatizzazione (che come detto supera pure la fase degli ATO idrici). Gli operatori saranno 8 grandi società quotate in borsa, che dovranno nel giro di pochi anni, privarsi pure delle quote di capitale pubblico presenti in esse.
Oltre a questi grandi operatori nazionali (aderenti a Confindustria) interverranno sul mercato dell'acqua anche le grandi società internazionali (tanto per fare dei nomi: i francesi di SUEZ, VEOLIA).
Queste aziende puntano a fare, con l'acqua, Business e quindi avranno mani libere sulle tariffe; come dire, le grandi multinazionali avranno briglia sciolte sull'acqua al punto che il disegno di legge che la maggioranza voterà alla Camera il 24 novembre non contempla nemmeno una autorità pubblica che possa dire la sua in materia di tariffe.

Ci viene da sorridere a pensare a quegli amministratori pubblici che pensano di avere opportunità occupazionali negli Ato-idrici e che non sanno invece quali sono i veri problemi che incombono sui cittadini da loro amministrati. Il mondo gira e certa gente fa l'amministratore, qui in Sicilia, non per la gente ma per se stesso.
La gestione comunale degli acquedotti, nel '900, era sorta proprio per evitare che l'acqua perdesse la natura di "bene pubblico". Il guaio di oggi è che i telegiornali non parlano di queste cose, preferiscono parlare delle finte lotte fra Fini e Berlusconi, visto che le vere lotte fra maggioranza ed opposizione sono state spente per consentire ai vari D'Alema di ottenere bende e prebende in Europa.
Questo perchè siamo alla seconda Repubblica.
Il Contessioto

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