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giovedì 9 maggio 2019

Contessa Entellina. Lo spopolamento

A Contessa sono presenti più di un migliaio di abitazioni vuote, che costituiscono la gran parte del patrimonio edilizio. Sono ubicate e diffuse in ogni direzione del centro abitato.
Si tratta di un patrimonio abitativo non utilizzato, in buone o discrete condizioni in quanto ricostruito grazie ai benefici erariali del post terremoto 1968. 
Il Paese è disabitato, i fabricati appartengono a nativi e a cognomi tipicamente del luogo che hanno rappresentato nei decenni trascorsi la storia, le tradizioni, la cultura di questa terra. Oggi, il vero ed unico protagonista di questa località è il silenzio. Zero rumore e tanta pace. Troppa pace.
Nella società gridata di altrove -di cui apprendiamo attraverso i media- sappiamo che che
-lo  spazio 
-il tempo 
-il silenzio 
sono considerati beni di lusso che si vorrebbero recuperare. 
A Contessa Entelliina i pochi residenti ignoriamo i ritmi frenetici e stressanti delle città. Ignoriamo pure l’inquinamento. Però sarebbe  necessario che qualcuno -che ne ha titolo e su cui incombono obblighi istituzionali- si dedicasse ( qunto meno avviasse un dibattito cittadino) per lo sviluppo del nostro territorio.
Il Paese fantasma, l'abitato abbandonato, contrariamente all’aspetto esteriore dei suoi fabbricati relativamente recenti, custodiscono peculiarità storico-culturali che sono uniche. Basti pensare alla capacità ed all’ingegnosità dei nostri antenati di superare le asperità dei territori su cui hanno saputo costruire l'insediamento.
Il turismo si sostiene da parte di alcuni potrebbe essere una opportunità. Necessiterebbe della valorizzazione del patrimonio ambientale, archelogico, storico, culturale. Necessiterebbe, seriamente, del recupero della peculiarità linguistica locale "arbëreshe", che nell'indifferenza di tanti, di anno in anno, si va spegnendo.
A chi compete rivitalizzare questo centro dis-abitato, questa comunità che ormai fonda il suo sussistere sull'emigrazione dei suoi figli migliori ? Figli migliori emigrati e -lo sappiamo tutti- non torneranno più.

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