Una tradizione quella degli arbërechë a S. Maria del Bosco che si rinnova di anno in anno, ma che non incide tuttavia nello smuovere il disinteresse delle Autorità Pubbliche Regionali che per decenni hanno assistito con impassibilità degna della più grande ignoranza culturale immaginabile al degrado e ai continui crolli di ciò che resta dell'annessa Chiesa al Monastero.
Cosa ci si attenderebbe da loro ? Tutti gli accorgimenti atti ad evitare ciò che ancora non molti mesi fa è accaduto: il crollo di tutti i muri che guardavano in direzione di Bisacquino.
Nè ci risulta che l'Arcidiocesi di Monreale, che ancora oggi (2017), nonostante il crollo definitivo della Chiesa -in buona parte ad essa imputabile per non essere intervenuta quando piccoli interventi contro le infiltrazioni delle acque piovane avrebbero evitato l'inevitabile- tiene alla conservazione in favore del suo Presule del titolo di "Abate di Santa Maria del Bosco", faccia o dica qualcosa di autorevole per evitare ciò che è ancora possibile accadere per incuria degli uomini.
A fronte dei Poteri politici ed ecclesastici che dormono va certamente apprezzato l'attaccamento affettivo e religioso a ciò che ancora resta del prestigioso monumento di chi del potere altrui subisce la cattiva gestione, ossia le comunità dei paesi limitrofi.
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