Putin - Erdogan
STEFANO RODOTA', giurista
Da
tempo democrazia e diritti si allontanano, e gli effetti del fallito golpe in
Turchia confermano in modo eloquente questa tendenza. I governi hanno dato la
loro solidarietà ad Erdogan con l’argomento che istituzioni democraticamente
votate non possono essere cancellate con un colpo di forza.
Ma poi non
reagiscono adeguatamente di fronte alla cancellazione di diritti fondamentali –
libertà personale, informazione, manifestazione del pensiero -, delle garanzie
giurisdizionali, e alla quotidiana mortificazione delle persone, accompagnate
addirittura dalla sospensione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Torna così la concezione della democrazia come semplice procedura, di cui si
ignorano le necessarie precondizioni. Si perde la trasformazione che ha potuto
far parlare di una “età dei diritti”, proprio perché l’istituzione di uno
“spazio dei diritti” aveva individuato un connotato essenziale dello Stato
costituzionale.
STEFANO CAPRIO, sacerdote in rito bizantino-slavo
«Putin non solo fa atto di presenza alle grandi cerimonie, ma si reca regolarmente in chiesa, anche in chiese periferiche e non di vetrina, bacia le icone, si fa il segno della croce, mette le candeline davanti ai santi, si confessa e si comunica con lodevole frequenza».
SERGIO ROMANO, opinionista
Quella di Putin è una manifestazione di religiosità o forse, più semplicemente, un atto di fede nella continuità e nella grandezza della storia russa?”
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