Se non cambia, il Pd è l’anticamera di un partito estinto.
Il Pd renziano, come dice Cuperlo, sarà anche diventato un comitato di affari al servizio di potentati locali, ma una domanda sorge spontanea.
E la sinistra che fine ha fatto?
MICHELE BOLDRIN, economista
Sistema bancario: analisi
1) Una
parte rilevante del sistema bancario italiano è di fatto in situazione di quasi
fallimento: il capitale sociale di varie banche non appare in grado di coprire
le perdite da contabilizzarsi qualora l'ammontare di crediti non esigibili
(NPL) e di crediti incagliati fosse ascritta in bilancio a valori di mercato.
Questo vale con ogni probabilità per MPS, BPVI, Veneto Banca, Banco Popolare,
eccetera, e forse anche per Unicredit ed altre minori. Non è possibile fare
affermazioni precise a questo proposito, anche perché i valori di mercato di
NPL e crediti incagliati non saranno noti fino a che non si ricorra realmente
al mercato e questo è quello che il sistema bancario - ed il sistema politico
che lo supporta - ha disperatamente cercato di evitare fino a questo
momento.
2) Le pessime condizioni del sistema
creditizio italiano sono in essere da almeno un decennio; la sua paralisi è la
causa principale di una recessione-stagnazione che in Italia sembra esser
diventata permanente. La crisi economica degli ultimi sei anni ha aggravato
ulteriormente le condizioni di molte banche. Tale situazione è stata
colpevolmente occultata da tutte le parti coinvolte, Banca d'Italia e Consob
anzitutto. La BCE, avendo assunto recentemente le principali funzioni
regolatorie che in precedenza spettavano alla Banca d'Italia, ha scoperchiato
la pattumiera fino ad ora ben tappata.
3) Esiste una procedura di risoluzione del
problema - ben definita a livello europeo, concordata da vari governi italiani
e dall'Italia regolarmente accettata - ma il sistema politico italiano non è in
grado di accettare le conseguenze di una rigorosa e ben amministrata
applicazione del bail-in. Per una semplicissima ragione: porterebbe
all'azzeramento del capitale delle fondazioni bancarie e alla cancellazione
dell'intreccio di potere politico-economico che controlla e governa il sistema
bancario italiano da almeno 40 anni. Con esso se ne andrebbe una buona parte
del controllo che i vari partiti (PD, FI e LN in primis, ma con la conquista
della amministrazioni locali presto anche il M5S) esercitano su quella
(residua) parte dell'economia italiana che non è già, ufficialmente o di fatto,
controllata dal potere politico.
4) Come conseguenza del lungo declino e delle
politiche dissennate seguite in questi due ultimi decenni, non si trova in
Italia il capitale finanziario privato necessario per ricapitalizzare le banche
italiane. Questo è, prima di tutto, l'ovvio e bruciante insegnamento del
tentativo del Fondo Atlante (e del suo neonato fratello Giasone) di raccogliere
capitale sul mercato: non ce n'è o, che è lo stesso sui mercati finanziari,
nessuno si fida di mettere una lira di investimento nelle mani delle fondazioni
bancarie e di questa classe politica. Questo vuol dire che, comunque la si
giri, ricapitalizzare le banche a mezzo di risparmio italiano è impossibile
senza l'intervento dello stato. E se le si ricapitalizza con investimenti non
italiani il controllo del sistema politico sulle banche evapora.
5) Per questa ragione l'intera classe politica italiana ed i
suoi correlati bancari sono allineati e coperti dietro a Padoan, Guzzetti e
l'ABI che, con Penati al controllo delle tastiere, sta provando ogni tipo di
escamotage per riuscire ad usare soldi pubblici al fine di mantenere il
controllo del sistema bancario: CDP, garanzie del Tesoro su acquisti NPL, Banco
Posta, fondi Inarcassa e quant'altro verrà loro in mente. L'indecoroso
spettacolo che si sta consumando - nel silenzio se non nella complicità estiva
di media e politica - ha un solo fine: trovare soldi dei contribuenti perché la
classe politica mantenga il controllo del sistema bancario.
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