Da un po' di tempo l'Eparchia di Piana degli Albanesi fa parlare di sé.
I blog che si richiamano alle comunità arbëreshe della Sicilia sono pieni di interventi in cui fedeli e cittadini lamentano il mancato rispetto delle regole nei paramenti liturgici, la cancellazione dell'albanese nelle funzioni religiose ed in ultimo i trasferimenti di un gran numero di preti la cui vastità dà molto a pensare.
Vorrei iniziare da quest'ultimo aspetto.
Scopo dell'assegnazione dei preti alle comunità parrocchiali o ai vari incarichi dovrebbe essere quello di mettere l'uomo giusto al posto giusto. Non si capiscono perciò alcuni trasferimenti di preti che hanno ottimamente operato come quello di papas Nicola Cuccia dalla parrocchia della "Martorana", di papas Janni Stassi dalla parrocchia di Santa Annunziata e San Nicolò di Contessa Entellina, di don Enzo Cosentino (noto a livello regionale per il ruolo ricoperto all'interno della Caritas) dalla parrocchia Latina di Mezzojuso e degli altri che non cito, non conoscendo tutte le singole situazioni, i cui trasferimenti sono stati contestati dai rispettivi parrocchiani.
Avrei perciò capito il nuovo organigramma se a redigerlo fosse stato un uomo politico il cui scopo fosse stato quello di promuovere gli amici, punire i nemici e compensare chi aspirava, in passato senza
esserci riuscito, ad un incarico di prestigio per renderselo alleato, non lo capisco se è l'opera di un uomo di chiesa il cui unico fine dovrebbe essere quello del bene della comunità.
Per quanto riguarda l'Eparchia non dobbiamo dimenticare che la stessa è stata istituita per dare identità religiosa ad una comunità composta da discendenti di profughi fuggiti dalla propria patria, dopo averla difesa eroicamente, per mantenere la propria identità storica, religiosa e culturale dal dominio turco.
Nel passato la chiesa Greco Bizantina ha difeso meglio dello Stato la nostra minoranza linguistica arbereshe consentendo l'esercizio della liturgia, oltre che in greco in albanese, e nei confronti della stessa siamo debitori per il mantenimento della nostra cultura e delle nostre tradizioni.
Consci di ciò Le abbiamo riconosciuto ed attribuito sempre un ruolo anche a livello civile .
L'Eparchia di Piana degli albanesi è stata espressamente ricompresa, ad esempio, all'interno della legge regionale n. 26 del 1998 sulla tutela delle minoranze linguistiche in Sicilia tra gli organi a cui
questa tutela è attribuita.
Sarebbe pertanto deleterio che secoli di storia e di presenza nel territorio vengano messi in discussione da chi non conoscendo la nostra realtà opera, anche inconsciamente, per la sua disgregazione.
Si dice che è stato necessario ricorrere alla nomina di un vescovo esterno perché non vi erano candidati idonei all'interno della nostra comunità .
Non vorrei però che alla nostra comunità finisse come all'esercito piemontese durante la prima guerra di indipendenza quando la mancanza di candidati idonei interni portò alla nomina di un generale polacco, Wojciech Charzanoswschi, il quale non conoscendo la lingua ed il contesto lo condusse al disastro di Novara.
Siccome non siamo di fronte ad una battaglia cruciale c'è ancora tempo per riflettere e pensare . A mio avviso la nostra Eparchia ha un senso se mantiene la propria specificità altrimenti i numeri limitati ne
mettono in forse l'esistenza stessa.
Invito, pertanto, tutte le persone a cui è caro il mantenimento della nostra identità e soprattutto gli amici con cui in passato abbiamo condotto diverse iniziative per la difesa della nostra comunità a dire
che cosa pensano ed avanzare delle proposte.
Domenico Cuccia
Palermo
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