Forse (il forse, in Italia, è d'obbligo) stiamo assistendo al crollo, all'eclisse, di un personaggio politico che adesso tutti, o quasi, condannano ma che negli ultimi venti anni in tanti hanno votato.
Chi scrive queste righe non lo ha mai votato e non lo ha mai apprezzato come uomo politico.
Ma vediamo come si è sviluppata la frode fiscale su cui Berlusconi, adesso, sta scivolando. La questione è interessante per chi, per professione, si occupa di economia in generale e di finanza quando capita.
=Nelle grandi aziende multinazionali (Mediaset sotto alcuni aspetti lo è) che dispongono di sedi in più paesi è fatto ordinario, normale, che gli acquisti vengano fatti fatturare nelle sedi, ossia nei paesi, in cui è più conveniente ai fini fiscali. Risparmiare le imposte non è una trovata di Berlusconi ma di chiunque lo può fare, di chiunque se lo può permettere.
=Mediaset ha comprato dei film in America con prezzi che non hanno mercato. I film come tutti i prodotti dell'ingegno non hanno prezzi di mercato, ma prezzi che vengono pattuiti in relazione ai periodi (stagioni) alle quantità ed altre variabili.
=Ci sono state stagioni in cui gli italiani si estasiavano con telenovelle; chiunque ha età che va dai 40 anni in su può ricordare come generazioni di italiani stavano incollati alle tv per seguire "Dallas" etc.
=Un intermediario, su mandato di Mediaset, comprava in quegli anni telenovelle americane (Hollywood) presso produttori americani a 100.
=L'intermediario vendeva e fatturava le telenovelle a Mediaset a 210.
=Il fisco italiano prima e la magistratura dopo hanno ritenuto che 210 corrispondesse ad un importo sovraffatturato allo scopo di
a) creare costi fittizi nel Conto Profitti e Perdite di Mediaset facendo contrarre, per questa via, l'utile d'esercizio,
b) creare -con la differenza sovraffatturata- fondi neri con soldi che uscivano dall'Italia e finivano nei paradisi fiscali.
Questa, ridotta all'osso, è la via che Berlusconi (per esso Mediaset) avrebbe seguita. Questa via, proprio in questi giorni a dire di alcune testate giornalistiche, è stata percorsa pure dalla Rai.
C'è chi ha però più di una perplessità che i produttori di Hollywood fossero così compiacenti nel sapere che i loro prodotti -che vendevano 100- potessero valere 210 in Italia. Si dubita, cioè, che i produttori americani non si siano adoperati per spezzare la speculazione.
Insomma, qualcuno adesso vuole insinuare, che gli americani non sono omertosi, non sono italiani e pertanto gli intermediari lavoravano pure per conto dei venditori (sottofatturando).
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